ERODIÀS. UN READING
di Giovanni Testori
"Jokanaan!" Erodiàs, il più violento dei Tre Lai di Giovanni Testori, inizia così, con un urlo reiterato che si fa gioco di parole, musica che parte dal nome ebraico del Battista e che giunge a poco a poco a conficcarsi nella carne lombarda dilaniata. Erodiàs è un personaggio sottovuoto, un manichino. La testa di Giovanni, separata dal corpo, continua a parlarle, la provoca, la dilania d'amore e di desiderio, le impone interrogativi a cui non trova risposta. Erodiàs incarna un tempo in cui la ragione non è ancora arrivata: una zona d'ombra non illuminata dalla luce dello spirito, un eterno purgatorio. Il suo mondo è inevitabilmente separato dal nostro, ma anche del tutto compromesso e scardinato dall'arrivo di un Dio che si è fatto carne: il verbum. Che fare di un Dio che è diventato uomo e che, come ogni uomo, può anche sbagliare? Che fare di un mondo che ha perso il suo centro? Che fare di un amore che si sapeva di carne eppure ha l'odore dell'anima? Questa domanda risuona. Anche oggi.
Regia Renzo Martinelli; suono Fabio Cinicola; creazione costume d'epoca Cesare Moriggi; produzione Teatro i - con il contributo di Regione Lombardia / NEXT