Aleksievič, Svetlana
Persona
Svetlana Aleksievič al Festivaletteratura 2015 - ©Festivaletteratura
Svetlana Aleksievič (1948) è una giornalista e scrittrice bielorussa. I suoi libri sono stati pubblicati in più di venti paesi e rappresentano uno struggente romanzo corale degli uomini e delle donne vissuti nell'Unione Sovietica e nella Russia post-comunista del XX secolo. La sua prima pubblicazione, "The Unwomanly Face of the War" (1985), guarda alla Seconda Guerra Mondiale e al fronte russo a partire dalle testimonianze di donne che hanno esperito in prima persona la tragedia del confitto. Accusata da principio di pacifismo, naturalismo e de-glorificazione della donna sovietica, l'opera matura nella temperie culturale degli anni Ottanta e viene accolta con calore in madrepatria, al pari del lavoro "The Last Witnesses: 100 Unchildlike Stories", pubblicato nello stesso anno e riconosciuto come un'altra pietra miliare della narrativa di guerra. Il libro-inchiesta "Ragazzi di zinco" esce nel 1989 e decostruisce il mito del conflitto russo-afghano, provocando una serie di processi contro l'autrice che avranno fine solo dopo le innumerevoli proteste di attivisti per i diritti umani. Nel 1997 Alexievič pubblica "Preghiera per Chernobyl", un reportage narrativo incentrato sulla crisi esistenziale delle persone colpite dall'incidente nucleare del 1986, evento «che ha avvelenato ogni cosa che hanno dentro, e non solo intorno». Perseguitata dal regime autoritario del presidente Aleksandr Lukaenko, la giornalista è stata costretta per anni ad abbandonare la Bielorussia e i suoi libri sono stati banditi dal paese. A oggi ha firmato altri testi fondamentali, tra cui "Tempo di seconda mano", un potente affresco che ha come sfondo il crollo dell'impero sovietico e come protagoniste, ancora una volta, le voci delle «piccole persone» raccolte nell'arco di decenni per testimoniare la fine di un'epoca. «Lo scopo del mio lavoro - ha scritto Aleksievič - è comprendere quanta umanità si nasconda in un essere umano e capire in che modo possa preservarla». Le sue opere hanno ispirato numerose sceneggiature e pièce teatrali. Nel 2015 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura.
Born in Ukraine in 1948, Svetlana Alexievič is a Belarus journalist and writer. Her books have been published in 20 countries offering the poignant point of view of men and women who live in 20th-century post-communist Soviet Union and Russia. "The Unwomanly Face of the War", published 1985, deals for the first time with WWII and the Russian front starting from the stories of women who experienced the tragedy of the conflict. Accused at first of pacifism, naturalism and "de-glorification" of soviet women, her works matures in the midst of 1980s cultural atmosphere and were warmly welcomed in her native country. "The Last Witnesses: 100 Unchildlike Stories", published in the same year, was recognized as a milestone in war narrative. Her investigative book,"Ragazzi di zinco" published in 1989, deconstructs the myth of the Russian-Afghan war, triggering a series of trials against the writer that only stopped after several human right activists' protests. In 1997, Alexievič published "Preghiera per Chernobyl", a narrative reportage on the existential crisis of people affected by the 1986 nuclear accident, an incident «that poisoned everything they have inside and not just around». Persecuted by the authoritarian regime of President Aleksandr Lukaenko, the journalist was forced to leave Belarus and her books are banned in her country. So far, she has authored essential works including "Incantati dalla morte" and "Vremya Secondhand", a powerful portrait focussing on the fall of the Soviet empire told form the point of view of «small people» though evidence that she collected over many years at the end of the Soviet era. «The purpose of my work - she wrote - is to understand how much humanity lies in human beings and how they manage to preserve it». Her works have inspired many scripts and dramas. In 2013, she was shortlisted for the Nobel Prize for Literature.