Sansal, Boualem

Persona
«Boualem è un nome di origine berbera: significa 'stendardo'. In realtà, l'autore non ha mai voluto essere un simbolo. Il suo destino di esule in patria rappresenta però le difficoltà di tutti gli intellettuali che provano, nell'Algeria di oggi, a dimostrare la possibilità di un islam generoso, tollerante, aperto» (Luigi Marfé su "L'indice"). Scrittore e romanziere, classe 1949, Boualem Sansal ha ottenuto una consacrazione internazionale grazie a opere come "Le Serment des barbares" (1999, Prix du Premier Roman e Prix Tropiques) e "Poste restante: Alger" (2006), bandite in madrepatria e ritenute pietre miliari della narrativa contemporanea. Ostracizzata, tagliente, cristallina, la sua poetica è un inno alla libertà dell'individuo e un'incalzante requisitoria contro le derive autoritarie e fondamentaliste del nostro tempo. Nel pluripremiato "Il villaggio del tedesco", Sansal narra il ritorno alle origini di due fratelli algerini espatriati a Parigi, costretti a fare i conti con le colpe imperdonabili dei padri dopo che i genitori sono periti per mano di un gruppo armato. In "2084. La fine del mondo", vincitore del Grand Prix du Roman de l'Académie française, l'autore cambia completamente registro e riscrive magistralmente la fiaba distopica di "1984", immaginando una teocrazia totalitaria sorta dalle ceneri di una guerra santa globale, in cui l'unico germe di speranza è il protagonista del romanzo, Ati, uomo in rivolta e perfetta reincarnazione dell'orwelliano Winston Smith.
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Bibliografia

"Il villaggio del tedesco", Einaudi, 2009
"2084. La fine del mondo", Neri Pozza, 2016
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