04/09/2003

CONTEMPORANEITÀ


2003_09_04_028
Ha scritto Gertrude Stein di Picasso: «un creatore è contemporaneo, capisce cosa è contemporaneo quando i contemporanei ancora non lo capiscono, ma lui è contemporaneo». È davvero così? Possiamo provare a dire cosa è contemporaneo nell'arte, nella letteratura, nel cinema, e cosa invece non lo è? Marco Belpoliti, saggista e scrittore, autore di "Doppio zero. Una mappa portatile della contemporaneità" e Davide Ferrario, regista, ma anche scrittore, documentarista, fortemente impegnato nei movimenti no-global, provano a interrogarsi su questo tema di confine.
 L'evento 028 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era prevista anche la presenza di Giulio Paolini.
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«Se riesci a farla franca, è arte»: questa parrebbe essere la chiave di lettura del periodo in cui viviamo, la contemporaneità. Essa investe diversi settori e può riguardare anche il campo delle immagini, nei confronti del quale l'uomo, creatura verbosa, ha ancora qualche problema. Pubblicità, spezzoni di pellicola cinematografica, fotografie e spot possono, allora, venderci dei sognima sogni «contemporanei», ovvero in cui il corpo sia un oggetto da schernire-venerare-sublimare, o ancora sogni in cui il guardare si trasformi in attività pura e inconsapevole. Nel momento stesso in cui percepiamo queste chimere, il momento artistico è già lontano, e a noi rimane in mano l'ennesimo sapone da bucato che dovrebbe risolvere ogni nostro problemama ne valeva la pena?

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