06/09/2003

Etgar Keret con Giulio Busi

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«Faccio lo scrittore, ma questo è il mio nono lavoro. Mio padre dice che sto facendo questo perché nessuno mi può licenziare!». Autore di sceneggiature per il cinema, storie per la televisione, libri di fumetti e di un musical, l'israeliano Etgar Keret possiede una capacità di invenzione surreale e satirica folgorante, uno spirito aspro che conferisce alla scrittura un ritmo serrato, come dimostra in "Pizzeria Kamikaze". Lo intervista lo scrittore Giulio Busi.

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"Pizzeria Kamikaze". È il nome di una fittizia catena di locali fast food in cui lavorano suicidi volati in cielo ed é il titolo dell' ultima opera dell'autore israeliano 36enne, Etgar Keret. Timido ma aggressivo, remissivo ma esuberante, è così che l'autore si presenta agli occhi del pubblico, un po' come i suoi eroi, persone che cercano di sfuggire alla realtà, come il personaggio di uno dei racconti di "Pizzeria Kamikaze"; egli, pur essendo un perdente nato, riesce a guadagnarsi un posto in un aldilà fatto di giochi, inventando un'uscita di emergenza dal mondo: una strana costruzione di tubi che lo porterà ad un'esistenza migliore. Keret però non rinnega la sua terra di origine e le problematiche che vi sono legate, anzi spiega che lo scopo delle sue opere è proprio quello di spezzare la meccanicità con la quale i suoi coabitanti «indossano» l' ideologia: la usano per ogni occasione, perciò in modo improprio. Come Kafka, l'autore che lo ha influenzato di più, l'israeliano cerca di spezzare la forza dell'inerzia attraverso testi che sembrano uno schiaffo in faccia, che ti obbligano a vedere il mondo esattamente com'è.

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