06/09/2003
VITE IMMAGINATE
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Ciascuno vive molte vite: vite parallele, immaginate, alimentate dalla televisione, dal cinema, dai libri, da internet. Esistenze sognate, sperate, temute. Ci ossessionano, ci condannano, ci salvano? Rinviano a un deficit di felicità o al bisogno di ampliare la nostra limitata esperienza reale? Ne discutono Remo Bodei, che al mondo delle passioni ha dedicato analisi memorabili ("Geometria delle passioni") e Mauro Carbone, che studia quello dell'esperienza sensibile e affettiva oltre che dell'arte ("La carne e la voce").
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Italiano
La vita è una strada che ha come cumuli ciò che saremmo potuti diventare e non siamo. Questo il senso di «vite immaginate»: è come essere nel bar di una grande città, dove ciascuno racconta le leggende di se stesso. Schopenauer diceva che la nostra vita assomiglia a un libro letto tanto tempo fa che non ricordiamo più; la letteratura è infatti un repertorio di vite possibili, non assorbite completamente. Per anni il modello è stato rappresentato dalle «Vite parallele» di Plutarco, che narrano di personaggi in cerca di gloria. L'altro modello consisteva nella coerenza dei filosofi classici: poiché la filosofia doveva dare la felicità. Oggi non è più così, sono cambiati gli eroi, e sono molti di più i possibili fruitori di vite immaginate. Ma se molti sono gli amati, pochi sono gli eletti. Carbone ci ricorda della tragedia di Gauguin: ha vissuto una vita reale che lo ha spinto ad immaginarsene un'altra, e gli è effettivamente sembrato di poter realizzare questa seconda vita, che lo ha però portato all'isolamento, fino alla morte. I rischi sono due: o si vive in un mondo immaginario, o si vive una vita ristretta, in cui si è qualcosa e basta. Già Cervantes disse che la letteratura insegna una via intermedia tra vita immaginaria e vita reale. Bodei usa un'immagine più vivida: si tratta di suonare con la mano destra in chiave di violino la musica più continua e dolce; con la sinistra, in chiave di basso, la musica più folle.