07/09/2003

Boubacar Boris Diop con Daniele Scaglione

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Scrittore senegalese, Boubacar B. Diop si è votato alla letteratura dopo l'attività giornalistica. Pur distinguendosi per una narrazione che spesso oscilla tra sogno e realtà, Diop non può fare a meno nei suoi romanzi di richiamarci al dovere della memoria rispetto alle luttuose vicende africane. In questo senso, con "Murambi, le livre des ossements", Diop cerca di portare africani e non a prendere coscienza del genocidio del Rwanda e delle sue implicazioni per l'Africa intera. Dialoga con lui Daniele Scaglione di Amnesty International.

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1994: è l'anno spartiacque del genocidio nel Rwanda. Il conto dei morti varia da 500 a 800 mila. Lo scrittore senegalese Boris Boubacar Diop ne parla, alla Casa del Mantegna, insieme all'ex Presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, Daniele Scaglione. Diop ci racconta di come il suo primo approccio al genocidio sia stato di natura giornalistica durante un soggiorno di alcune settimane, ma di come sia presto subentrata, alla curiosità, la vergogna per l'ignoranza diffusa sulle proporzioni di tale tragedia. La conseguenza è stata, quindi, quella di mettersi dalla parte delle vittime, di «schierarsi e scrivere per i morti», confessa al pubblico. «Solo un romanzo avrebbe potuto restituire le dimensioni del genocidio». Lo scrivere è atto di compassione di fronte alla sofferenza: «Ognuna delle pagine del mio libro è come una stele funeraria». Non una visione introspettiva, dunque, ma «la ricostruzione dei corpi, dei volti, la ricomposizione delle identità tramite un lavoro di creazione artistica». A differenza degli storici, che «si parlano tra loro» e si perdono in statistiche e dati, Diop sostiene fermamente che solo il romanzo sia «il mezzo adatto per rendere onore alle vittime», affrontare «i massacratori sul terreno delle emozioni», persino comprendere le loro motivazioni. E poi, per Diop, è fondamentale la divulgazione: portare il messaggio tra i giovani, nelle scuole, ecco perché ha aperto un centro di documentazione a Dakar (Senegal), esclusivamente dedicato al genocidio in Rwanda e agli eventi della regione dei Grandi Laghi. Purtroppo la mancanza di traduzioni italiane di sue opere ha impedito di affrontare a fondo la sua scrittura. Il Gruppo AI Italia 79 di Mantova ha raccolto firme per una petizione da inviare al nuovo Presidente della Repubblica del Rwanda.

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