09/09/2005

Buthaina Al Nasiri e Inaam Kachachi


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«Le irachene gridano in una valle dove nessuno le ascolta, predicano in un deserto senza fedeli, scrivono in un Paese in cui nessuno potrà concedersi il lusso di leggerle». Inaam Kachachi è una coraggiosa giornalista che ha raccolto alcune di queste voci nel volume "Parole di donne irachene". Si tratta di racconti estremi, scritti in totale assenza di libertà di espressione e in una condizione di privazione assoluta, imposta dall'embargo internazionale. Di queste scritture, la Kachachi parla insieme a Buthaina Al Nasiri, autrice di uno dei racconti, e con alcune studiose della Società Italiana delle Letterate.

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Sorprendono il pubblico e le interlocutrici della Società delle Letterate, le ospiti irachene giunte a testimoniare la difficile situazione di scrittori, poeti e intellettuali in Iraq. Prima ancora di parlare di lunghe guerre, embargo e censura, la giornalista Inaam Kachachi e la scrittrice Buthaina Al Nasiri si preoccupano di prendere le distanze dallo stereotipo di un paese arretrato e di un popolo incapace di far valere i propri diritti e impositivo nei confronti delle donne. E lo fanno in modo sorprendente e provocatorio, dichiarando cioè che la narrativa delle scrittrici irachene non è interessata oggi ai problemi del femminismo. Definendosi orgogliosamente indipendenti, le due autrici hanno spiegato, a noi occidentali, che in Iraq le donne hanno difeso i propri diritti a partire dal 1920, fino all'approvazione della Costituzione irachena; i fenomeni di chiusura attuali sono legati al crescente sentimento islamico che dagli anni ottanta interessa le nuove generazioni. Ritornando alla scrittura, Buthaina Al Nasiri propone uno sguardo che, meno attento alle distinzioni di genere, si interessa all'universalità della natura umana, descritta attraverso la quotidianità.

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