07/09/2006
CONFLITTI E CONFINI
2006_09_07_029
Molte sono le variabili per l'analisi e la comprensione dei conflitti: l'ambiguità, l'invidia, la mancanza e il margine in quanto spazio critico della relazione e della socialità. Ugo Morelli dell'Università di Trento, direttore di Polemos, Scuola di ricerca e formazione sui conflitti, e autore di "Conflitto" ne parla con Gianluca Bocchi, coordinatore scientifico di CE.R.CO (Centro di ricerca sull'antropologia e l'epistemologia della complessità) presso l'Università di Bergamo.
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Italiano
La sintesi dei contrari: potrebbe essere questo il titolo della seguente cronaca. Nell'incontro tenutosi oggi alle 16.00 al Chiostro di Santa Paola si è parlato di "Conflitto", ultimo libro pubblicato da Ugo Morelli, e soprattutto di conflitto nel senso proprio della parola da molteplici punti di vista. «Conflitto è una di quelle parole», inizia Morelli, «che i latini definivano 'Vox Media', una parola cioè che contiene in sé il doppio significato di possibilità di confronto (come accezione positiva) e scontro (come accezione negativa)». Il tema del conflitto, dunque, tende a mettere in crisi qualunque confine: quello linguistico per il suo stesso riqualificarsi di volta in volta e quello interdisciplinare per la sua natura di concetto affrontabile da tutti i punti di vista. Psicanalisi, sociologia, storia, biologia, filosofia e sacro vivono e si evolvono col conflitto, l'uomo stesso usa il conflitto come relazione e dunque, e questo è l'argomento centrale della discussione, perché non esiste ancora una scienza del conflitto? La platea è stata rapita dalla discussione (a tratti però, forse un po' cervellotica) e le domande sono arrivate puntuali, al termine. Tutte particolarmente specifiche e molto differenti tra loro. Così Morelli ha potuto approfondire argomenti che nella discussione precedente aveva solo sfiorato: il tempo, l'invidia, la creatività... tutti in qualche modo correlati con quella 'vox media' dalla quale si era partiti.