09/09/2006

Rafik Schami con Farian Sabahi


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«L'esilio mi ha dato, con la lingua tedesca, una patria meravigliosa, ma ci sono cose di cui sento ogni giorno la mancanza e la somma di queste cose si chiama Damasco». Scrittore costretto ad espatriare in Germania per motivi politici, Rafik Schami con Il lato oscuro dell'amore ci ha regalato un grande affresco della città siriana: una città aperta, con una vocazione al meticciato, in cui le varie componenti culturali, religiose e di clan, si fondono e si scontrano in diversa misura. Dialoga con lui Farian Sabahi, esperta di cultura medio-orientale e autrice di Storia dell'Iran.

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Il vento sferza sul pubblico di Campo Canoa come se volesse condurre dall'altra parte del lago le parole profumate d'oriente e vestite di tolleranza di Rafik Schami. L'intervista di Fabian Sabahi ha un ritmo colloquiale come il naturale seguito di un discorso già in atto da prima del nostro arrivo. Arabo, aramaico, cresciuto a Damasco, cerca in Germania la libertà di pensiero e d'espressione. Il lavoro di chimico non gli impedisce di coltivare per trent'anni il suo "Il lato oscuro dell'amore". Lontano dal moralismo, vuole mostrare l'esatta natura dell'amore. Damasco e Beirut sono luoghi familiari dove vive la comunità cristiana che ha lasciato: è il luogo adatto in cui far vivere i personaggi della narrazione, al suo interno ha conosciuto l'amore osteggiato dal clan familiare, unica struttura su cui si regge la società siriana. Ogni filo della storia è intrecciato dalle abili mani del tessitore Rafik: è un mosaico di tante storie inanellate l'una nell'altra. Dal tema del rapporto con la lingua d'adozione, si scivola fino a un punto insospettato. Rafik Schami si svela trapezista della narrazione orale in Germania, con oltre cento incontri in varie città e il genere della narrazione orale araba piace, trova nuova vita. Una ragazza chiede se può raccontare una storia per noi. La risposta è no, troppi ricami, troppi intrecci per i pochi minuti restanti. Chissà se in futuro avremo la fortuna di farci trasportare in Oriente dai racconti orali di Rafik Schami. Magari al prossimo Festivaletteratura.

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