10/09/2006
LA LAICITÀ DEL RISPETTO
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«In una società pluralista» scrive Enzo Bianchi «la laicità è un luogo di comunicazione tra le religioni e di garanzia per l'espressione delle diverse componenti della società, non un luogo che vuole contenerle o reprimerle.» La laicità può dunque essere il territorio dei principi condivisi e di accoglienza dell'altro contro la barbarie che monta. Di questa sfida aperta per la nostra società l'autore di "La differenza cristiana" parla con il filosofo Giulio Giorello, autore di "Di nessuna chiesa. La libertà del laico".
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Italiano
Al Cortile della Cavallerizza, in quest'ultimo giorno di Festival dal sapore un po' malinconico, si parla di laicità. E lo si fa con due personaggi d'eccezione: Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, e Giulio Giorello, noto filosofo milanese. Apre il confronto Padre Bianchi, che riporta all'attualità una frase antica di millenni: «Date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio». In questo modo si ripercorre l'evolversi del concetto dell'essere laico nella storia, giungendo a definire una laicità di rifiuto e una laicità di rispetto, quest'ultima, in una società pluralista, luogo di dialogo interreligioso e di espressione della propria identità. Lo Stato deve essere laico, sostiene Bianchi, al fine di tutelare gli uomini da uno scontro etico. Il tutto all'interno di una democrazia, unica via per giungere alla convergenza politica. Di fronte all'umile solennità di Enzo Bianchi il pubblico ammutolisce, ascolta colpito nel profondo. La parola passa a Giorello, che riallacciandosi al discorso sull'identità e sui segni di appartenenza, intraprende una digressione storico - filosofico - morale sul concetto di relativismo, rovesciando l'opinione comune per cui bisognerebbe sforzarsi di essere etici comunque, anche se Dio non ci fosse; al contrario, sostiene Giorello, la vera eticità si mette in opera nel momento in cui si sente Dio alla propria parte, ma non lo si 'usa' come schermo alle proprie azioni. Cita Lutero e Giordano Bruno, pronunciando queste parole: «non c'è bisogno di cercare Dio nel regno dei cieli; se c'è, è dentro di te, più intimo a te che a nessun altro». All'intervento di Giorello Enzo Bianchi risponde con una breve conclusione; ci parla del Cristianesimo come religione che predica l'uscita dalla religione, che pertanto ha la laicità nel proprio Dna. Quanto invece al relativismo, Bianchi lo definisce una necessità, in quanto ognuno deve essere fedele al proprio cammino di ricerca dell'umanità, dell'etica. Il relativismo non è un male, poiché nel Cristianesimo cercare Dio significa cercare l'uomo, e viceversa. «Il relativismo vuol bene all'assoluto», ribatte Giorello rifacendosi a Leopardi; nel momento in cui i vari assoluti possono confrontarsi e scontrarsi, questa filosofia diviene richiamo all'umiltà, al dialogo e alla crescita. Emozionato, commosso, il pubblico esplode in uno scroscio ci applausi. L'atmosfera è vibrante, e tale seguiterà ad essere in chiunque si sia posto in ascolto di queste parole.