07/09/2007

AVERE CARO QUESTO MUTILATO MONDO


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Dalla poesia alla politica, dalla critica dell'arte al giornalismo, dallo story-telling alla pittura e al disegno, dal teatro al cinema. Conversazione a tutto campo con uno dei massimi autori della nostra epoca ("Modi di vedere"; "Lillà e Bandiera"; "Abbia cara ogni cosa"), un narratore eclettico che sa parlare al cuore e all'intelligenza insegnandoci a guardare e ascoltare.

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Avere cara ogni cosa: come questo mondo distrutto e affranto, sempre sull'orlo della catastrofe, in rapida discesa verso il baratro. Eclettica figura della cultura contemporanea, capace di passare con disinvoltura dalla pittura alla saggistica, dal cinema al teatro, dai romanzi alla critica d'arte, John Berger, 78 anni portati splendidamente, intervistato dalla sua traduttrice e curatrice italiana, Maria Nadotti, infonde fiducia e speranza all'attento, folto pubblico nell'incontro pomeridiano al Chiostro del Museo Diocesano. Parlando, sembrerà strano, di morte: una morte sempre più allontanata dalla contemporaneità dominata, purtroppo, dalla tirannia economica, dove il profitto, re indiscusso, ricaccia nel silenzio qualunque cosa considerata priva di 'utilità'. Inutile come i nostri morti, di cui si rischia, giorno dopo giorno, di perdere la memoria, gli occhi e la mente rivolti al 'bene di consumo' ultimo modello. Un invito, quello di Berger, in questo arco di tempo definibile non più 'presente' ma 'immediatamente disponibile', a dare voce a chi non ne ha, prestando attenzione a tutto ciò che, ne siamo certi, non farà crescere il PIL di una nazione ma contribuirà a renderla eticamente migliore. John Berger assomiglia all'Esopo ritratto da Velasquez: un uomo che osserva, riconosce e ascolta tutto quello che gli è estraneo, tutte le miriadi di informazioni che provengono dal mondo, e le riunisce attraverso il pensiero e l'utilizzo di tutti e cinque i sensi, per poterne assorbire ogni cosa. John Berger, eclettico protagonista della cultura contemporanea, scrittore, poeta, giornalista, designer, nei suoi lavori utilizza e, contemporaneamente, trascende i cinque sensi e li applica a tutto ciò che osserva, ascolta, tocca. E fa di più: la sua particolarità, quello che Maria Nadotti definisce «il suo sesto senso», risiede nella capacità di essere estremamente poroso, come una spugna che, immersa nell'acqua, assorbe ogni cosa. Il suo essere speciale, la sua capacità di penetrare ogni cosa lo porta a comprendere, condividere e immedesimarsi in ogni emozione, in ogni persona per narrarle al meglio. John Berger, l'Esopo di Velasquez ritratto con un fagotto di carte sotto il braccio, è come un postino, che trasporta le lettere, le storie di ogni persona. Perché raccontare una storia per lui vuol dire riceverla e trasportarla, da chi l'ha vissuta a chi la leggerà. Scrivere una storia non è altro che saperla trasportare e compito del bravo scrittore non è, come si crede, inventarsi delle storie, ma proteggerle, fare cioè in modo che nel passaggio tra chi la racconta e chi la leggerà non ci siano interferenze e interpretazioni errate. John Berger è porosità, e «porosità è quando durante un volo acrobatico la tua pelle diventa estensione del mondo che vedi, quando il tuo io si immedesima con la natura e con gli esseri che ti circondano». Porosità, forse è questo l'antidoto per sentirsi più vicini agli altri e per avere cura di questo mutilato mondo.

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