07/09/2007
SCRIVERE DELLA GERMANIA UNITA
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«Il mio problema non è la scomparsa dell'Est, ma la scomparsa dell'Occidente, quello dal volto umano». Ingo Schulze, nato a Dresda, nell'ex-DDR, si è affermato come uno dei più importanti autori tedeschi contemporanei. Al centro delle sue opere - dai racconti di "Semplici storie" al monumentale romanzo "Vite nuove" - sono il sentimento di smarrimento esistenziale seguito alla riunificazione della Germania e, più in generale, l'incertezza di prospettive che grava minacciosa sui paesi dell'ex-Europa dell'Est. Dialoga con lui la scout letteraria Viktoria von Schirach.
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«Eine Wendejacke». 'Una giacca girevole': così la critica definisce il nuovo libro di Ingo Schulze, "Vite nuove". Un riferimento alla Wende, naturalmente: la svolta che si compì col crollo del muro in Germania. Ingo racconta, racconta il protagonista, Enrico Tuermer. Si racconta perché questa, spiega, è una sorta di autobiografia: «Ho scelto di scrivere un romanzo epistolare, era la volta buona per utilizzare questa forma: dalle lettere traspare ciò che un narratore non può dire, quello che in un normale romanzo si è costretti a lasciar soltanto trasparire da dietro le righe; inoltre all'inizio degli anni '90 nell'ex Germania dell'est i telefoni erano pochi, le lettere costituivano davvero una normale forma di comunicazione». Evoca un mondo scomparso, lo descrive; nell'aria assumono concretezza i tratti di una vita diversa, il nostro occidente si fa evanescente, scompaiono le colonne del Chiostro del Museo Diocesano ed appaiono sempre più nitidi agli occhi i tratti di una Berlino spaccata in due. «Giungere a Berlino ovest significa davvero arrivare... essere all'Ovest... non aver più una meta». Si parla ancora di sogni, dall'Est: è la terra dell'arte, della letteratura; la terra da dove sperare di sfondare, di diventare famosi in Occidente, facendo i poeti dissidenti. Ma il crollo del muro costituisce inaspettatamente per Enrico Tuermer l'infrangersi di tali speranze, poiché reca con sé l'impossibilità di realizzare tale desiderio. Analogamente, per Ingo Schulze: «L'Est è la terra delle parole; l'Ovest dei soldi e delle cifre. Non rimpiango la scomparsa dell'Est, ma quella dell'Occidente dal volto umano».