08/09/2007

Jonathan Coe con Piero Dorfles


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«L'Inghilterra contemporanea è tutto quello che conosco, e si può scrivere solo di ciò che si conosce». E i romanzi di Jonathan Coe possono essere senza dubbio considerati un lungo affresco pop della società inglese degli ultimi decenni, che parte dagli anni Settanta ("La banda dei brocchi"), passa per gli Ottanta ("La famiglia Winshaw"), per arrivare con "Cerchio chiuso" alle questioni dei nostri giorni - la caduta delle Torri, la guerra in Iraq -. Il suo ultimo romanzo è "La pioggia prima che cada". Dialoga con lui il giornalista Piero Dorfles.

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Non sono certo rimasti delusi i numerosissimi spettatori che si sono presentati in Piazza Castello per assistere all'incontro con lo scrittore inglese Jonathan Coe, tornato a Mantova, dopo qualche anno di assenza, per presentare il suo nuovo libro: "La pioggia prima che cada". Rispondendo alle attente osservazioni di Piero Dorfles, Coe ha spiegato in che senso il suo ultimo romanzo si distacchi dai precedenti (da "La banda dei brocchi" a "La famiglia Winshaw"). In primis, infatti, in "La pioggia prima che cada" (titolo 'preso in prestito' da una vecchia canzone jazz) Coe abbandona temporaneamente il filone dei romanzi generazionali per dedicarsi all'analisi del rapporto tra le diverse generazioni. In secondo luogo, se i principali protagonisti delle precedenti storie erano, perlopiù uomini, la sua ultima opera è prettamente femminile, incentrata sulla figura di due donne. Anche la scrittura è differente, vuole essere, infatti, nelle intenzioni di Coe, più lineare e semplice rispetto ai suoi primi lavori, spesso caratterizzati da forti sbalzi temporali. La trama si sviluppa, dopo un preambolo iniziale, attraverso la minuziosa descrizione di venti fotografie, che serviranno a raccontare, periodo dopo periodo, l'esistenza di due donne che, sfidando le convenzioni ancora oggi (purtroppo) esistenti, hanno deciso di vivere insieme, non nascondendo il proprio amore. Ed è proprio se ci soffermiamo su questa scelta, che viene fuori nuovamente il Coe conosciuto per le lucide (e ironiche) analisi della situazione politica inglese. Questa volta la scena politica non è in primo piano, ma viene affrontata trasversalmente, andando a toccare uno dei punti più critici di questi ultimi anni, in Inghilterra, quanto in Italia. Se ne rende conto anche Coe: se pure dice di aver voluto scrivere un romanzo diverso dai precedenti, è ben conscio, e sono parole sue, che gli scrittori non possono mai 'scappare' del tutto dai temi che gli interessano realmente. E per lui questi temi sono il tempo e il potere (alias la politica). L'incontro finisce, e la fila di persone che vuole farsi autografare un libro è pressoché infinita. Spero che Coe abbia abbastanza pazienza. Uno scrittore come Jonathan Coe, grande nel sondare la situazione politica del suo paese, ha raggiunto l'apice del successo attraverso commedie familiari cariche di humor, ma profondamente serie come "La famiglia Winshaw" e "La banda dei brocchi". Nel suo ultimo libro "La neve prima che cada", invece, fa una larga virata e sposta l'attenzione sui problemi che sorgono all'interno della famiglia stessa: una zia suicida lascia un testamento sonoro alla nipote cieca, una storia tragica, per tanti anni taciuta. «La famiglia», spiega Coe, «è una vera e propria struttura politica. I genitori sono al potere, ovviamente non eletti da nessuno, perché non si tratta di una struttura democratica. E i genitori, così potenti, spesso finiscono per abusare della propria posizione». Il potere è un tema caro allo scrittore che si sofferma sul quel nucleo di persone centrali che influenzano le vite di personaggi spinti ai margini, come la ragazza accecata dalla madre alla nascita, e la bambina Tea, trascurata sempre dalla madre. I personaggi principali sono femminili, a differenza dei suoi romanzi precedenti, e il tempo, altro tema che ha sempre affascinato Coe, ha qui una struttura lineare anziché circolare. L'atteggiamento dell'autore nei confronti delle vicende narrate sembra essere freddo e distaccato, senza intenti moraleggianti, ma si tratta soltanto di voler lasciare al lettore libertà di giudizio, senza influenzarlo e additargli il responsabile di tutto ciò che sta succedendo. Coe afferma di non aver avuto un'infanzia difficile e di essersi, perciò, rivolto ad amici e amiche per raccogliere materiale per il suo libro. Il pubblico dei suoi lettori si è riconosciuto in ciò che lui ha scritto ed egli rimpiange, anzi, di aver limato le vicende tragiche, poiché in molti si sono rivolti lui dicendogli di aver vissuto esperienze anche peggiori. All'uscita del libro la critica inglese si è detta delusa del poco interesse rivolto alla situazione politica attuale, infatti, venuto a mancare il conflitto ideologico in Inghilterra, Coe si è trovato in difficoltà. La politica di Blair, così simile a quella liberista della Thatcher, non è quel tema scottante e nuovo che era negli anni Ottanta, all'epoca della stesura de "La famiglia Winshaw". Va detto però che questa politica ha profondamente influito sulle persone. A questo punto è chiaro che l'argomento più interessante sembra essere quello della famiglia e di quanto in questa società sia difficile trasmettere ai figli valori sui quali potranno basare le loro esistenze.

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