08/09/2007

CENTURIE
. Reading visionario sui testi di Giorgio Manganelli


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La voce sconfinata di John De Leo, le macchinazioni sonore di Franco Naddei ("Francobeat"), la chitarra di Franco Ranieri e l'oboe di Christian Ravaglioli, insieme alle visioni 'fatte a mano' di Massimo Ottoni, danno vita ad un reading immaginifico sulle pagine di Centuria, celebre libro dell'indimenticato Giorgio Manganelli. Sul palco musica, recitazione e installazione video conducono lo spettatore in un viaggio psicotropo attraverso i possibili mondi inattesi, sottointesi, stupefacenti che abitano Centuria.
 John De Leo voce, samples, strumenti giocattolo; Franco Ranieri chitarre; Christian Ravaglioli oboe, corno inglese, fisarmonica; Francobeat Naddei voce, samples, macchinazioni sonore; Massimo Ottoni videoinstallazioni.

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Italiano
Suggestivo. Efficace. Adeguato. L'omaggio dedicato alle pagine di "Centuria", opera di Giorgio Manganelli, non poteva essere migliore. La recitazione dei racconti è stata sapientemente fusa alla musica ed alla video-arte, dando vita ad uno spettacolo elegante e raffinato. Merito delle suggestioni surreali e sognanti prodotte da Manganelli, e merito degli artisti che hanno saputo farne ottimo uso. Sul palco, Franco Ranieri (chitarre); Christian Ravaglioli (oboe, corno inglese, fisarmonica); Franco Naddei (voce recitante, samples, macchinazioni sonore); Massimo Ottoni (videoistallazioni), autore dei poetici disegni realizzati e proiettati in diretta; ed infine, l'intensa voce di John De Leo che non si è limitato ad interpretare alcune pagine di Manganelli, ma - e non poteva essere altrimenti - ha cantato, con quel suo stile personalissimo, che lascia intendere come non si tratti unicamente di canto. È come se De Leo suonasse uno strumento. Se stesso. Per il finale, la figlia di Manganelli, Lieta, è stata invitata sul palco, per omaggiare anch'ella il padre, leggendone uno dei racconti. Peccato solamente che il pubblico si sia dimostrato un po' freddo, forse perché poco abituato e dunque poco coinvolto da tecniche a cui, per lo più, non sembrava preparato. Ci pare invece, lo ribadiamo, che tutto, come si suol dire, 'si tenesse' perfettamente.

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