08/09/2007

Secret traces
. Panorami della contemporaneità in cambiamento


2007_09_08_160
Pedinamenti d'autore, sguardi su una realtà che cambia velocemente e che ci dice che cosa potremmo diventare nel prossimo futuro nel dialogo tra fotografia e sociologia del territorio. Un confronto tra Aldo Bonomi, direttore della rivista £Communitas ed autore di £La comunità maledetta£ e Francesco Jodice, uno tra i massimi fotografi italiani contemporanei, attualmente impegnato in un progetto sostenuto dal Massachussets Institute of Technology per un libro e una mostra sulla città di Boston.



L'evento 160 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente non era prevista la presenza di Luca Molinari.
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Raccontare la realtà in maniera progettuale. È quello che da tempo cerano di fare, ognuno a suo modo, Aldo Bonomi e Francesco Jodice che si sono incontrati col pubblico di Festivaletteratura sabato pomeriggio al salone Mantegnesco dell'università. «Dobbiamo riuscire - ha detto Jodice - a fronteggiare la crisi degli strumenti di rappresentazione. Poiché quello che percepiamo come una mancanza può in realtà rivelarsi una grande possibilità. Dunque tutto quello che ci resta da fare è provare a ripensare il modo di narrare la realtà utilizzando i mezzi in nostro possesso». Durante il dibattito, alle spalle dei relatori, un docufilm girato a San Paolo del Brasile nel quale si raccontano nove storie di auto-organizzazione, nove diversi modi di costruirsi un destino, nove maniere di minare l'ordine precostituito delle cose che regnava in città. «Sono le tracce di una nuova società, la dimostrazione di come nascano continuamente nuovi generi di rapporti sociali basati sul concetto di territorio». Uno sguardo pubblico, dunque, gettato su di una città, quella di San Paolo, che si trasforma e che ha imparato a contenere in sé «il massimo dell'ipertecnologia e il massimo della mediocrità, cioè le favelas». Ma che cosa significa per i due sociologi lavorare sulla ricostruzione di questa nuova realtà? «Dobbiamo tutti - ha affermato Bonomi - ricominciare ad occuparci di sociologia, perché le tracce della nuova società che sta evolvendo non si perdano nella comune indisponibilità all'osservazione di noi stessi».

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