05/09/2008

Hans Magnus Enzensberger con Antonio Gnoli

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Nella storia della Germania del Novecento il periodo della Repubblica di Weimar rimane tra i più controversi e dibattuti dagli studiosi. Hans Magnus Enzensberger, uno dei più importanti intellettuali tedeschi contemporanei, pone il problema di quali siano gli strumenti più adatti per cercare di indagare questa caduta precipitosa di un intero popolo verso l'abisso, guardando alle potenzialità della saga familiare, della ricostruzione più strettamente biografica, del saggio storico-documentale. Dialoga con l'autore di "Hammerstein o l'ostinazione" il giornalista Antonio Gnoli. 


L'evento 100 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente lo svolgimento era previsto presso Piazza Castello.
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Un autore che sposta il confine. Così viene presentato Hans Magnus Enzensberger dal giornalista Antonio Gnoli, per la sua capacità di passare dalla poesia alla saggistica, dal romanzo storico alla scienza, ma nonostante questo, chiarisce subito il giornalista, non è un tutologo, ma semplicemente un erede della curiosità dell'Illuminismo. Nel Cortile della Cavallerizza, Enzensberger presenta il suo ultimo libro "Hammerstein o l'ostinazione", un romanzo storico ma non solo, in cui il personaggio principale è un antagonista del conformismo, fino a scoprirsi un resistente del regime nazista. Un romanzo che parte dalla Repubblica di Weimer, che secondo l'autore è stata l'incubazione del totalitarismo nazista: «Il risentimento fu la causa e quando c'è questo sentimento è facile che ci siano delle conseguenze anche politiche». Nato nel 1929, Enzensberger era appena adolescente alla nascita della dittatura, ma nonostante questo, a distanza di oltre sessant'anni, ha sentito l'esigenza di raccontare quel periodo: «Oggi si pensa che una generazione duri 5 anni, perché poi cambia la pubblicità. Ma uno difficilmente può liberarsi da certi incubi, perché la letteratura non funziona come la televisione, ci vuole una prospettiva». Un evento inevitabile quello del regime nazista, le cui origini sono facili da interpretare solo a distanza di anni, perché, come Enzensberger spiega, un certo tipo di antisemitismo era comunque radicato nella Germania degli anni '30, e nonostante Hitler avesse messo nero su bianco nel suo "Mein Kampf" il suo progetto di sterminio, «nessuno ci credeva». Questo per l'autore non è comunque sufficiente per ridimensionare l'eventuale responsabilità di un intero popolo, perché chi vuol sapere ha tanti mezzi per sapere.

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