06/09/2008

SU CESARE PAVESE


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«Già in altri tempi si diceva la collina come avremmo detto il mare o la boscaglia. Ci tornavo la sera, dalla città che si oscurava, e per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere». Inizia così "La casa in collina", il romanzo a cui Eraldo Affinati ha deciso di dedicare la sua lezione su Cesare Pavese. La storia, ambientata nel 1943 - anno della caduta di Mussolini - racconta di Corrado, un insegnante sfollato nelle Langhe, che sceglie di restare ai margini della guerra civile che sta per iniziare.

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Italiano
Ci vuole una voce che ce lo legga e una che ce lo spieghi, per capire l'opera duale e contrastata di Cesare Pavese. Eraldo Affinati si offre di tracciare una panoramica su tutta la produzione narrativa di questo scrittore complesso, per ritrovarne i motivi centrali. Ci parla, dunque, dell' «illusione americana» di Pavese, delle sue partenze e soprattutto dei necessari ritorni. Per lui, le tesi pavesiane non sono solo carte, perché «l'espressione letteraria è un secondo momento, che assume valore solo dopo il primo momento, quello dell'esperienza». Il pubblico è partecipe, propone questioni irrisolte sull'impegno intellettuale di uno scrittore la cui lettura «non dà sicurezza ma impone di mettersi in causa». Proprio per questo è difficile proporlo agli studenti, fanno notare gli insegnanti, che sono numerosi in sala. Come fare? «Secondo me è un momento propizio per riprendere Pavese, che finalmente, superati gli antichi conflitti ideologici, può considerarsi, a tutti gli effetti, un classico della letteratura italiana», rassicura Affinati.

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