07/09/2008

YOSOY PAGINE ISLANDESI


2008_09_07_183
Sarà la natura selvaggia e la predominanza della notte, ma la letteratura islandese si caratterizza per uno sguardo cupo e a volte senza speranza sulla realtà. Come in "Il circo dell'arte e del dolore" dove la giovane e talentuosa scrittrice islandese rappresenta, senza lasciare scampo al lettore, il mondo complesso in cui viviamo. Si confronta con lei Paola Mastrocola, che ha fatto dell'ironia la cifra delle sue prove letterarie. 



L'evemto 183 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto alle ore 10:00.
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Nel Chiostro del Museo Diocesano, Paola Mastrocola ha introdotto la giovane scrittrice islandese Guðrun Eva Mìnervuddòttirr, autrice del libro "Il circo dell'arte e del dolore". Il tema del libro è l'offerta di sé come spettacolo; ma l'offerta per superare i luoghi comuni e raggiungere l'altro deve essere al di là degli schemi. Ecco che l'offerta di sé diviene offerta del proprio dolore. Non di un dolore che il fato destina all'uomo, ma di un dolore che l'uomo, o meglio, determinate categorie di uomini, si autoinfliggono. Un dolore che permette di essere visibili, che lega il corpo alla mente in modo indissolubile. Se alcuni uomini cercano la visibilità attraverso il dolore significa che altri uomini sono bramosi di vedere questo dolore; si crea un dualismo tra masochismo e voyeurismo che permea tutto il libro, ammantandolo di una singolare cupezza. Il dolore autonflittosi per divenire visibili come metafora dell'incomunicabilità. Un libro, per ammissione dell'autrice stessa, difficile da metabolizzare, che colpisce il lettore come una scossa. Una scossa a cui però il lettore stesso, dopo alcune pagine, non riesce più a rinunciare.

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