07/09/2008

Gillo Dorfles con Beppe Finessi

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«La civiltà della comunicazione totale conduce a una totale incapacità di distinguere segnali e contenuti o di regolarsi nella loro selezione. La scelta - a tutti gli effetti la 'critica' - diventa operazione sommamente difficile». Se la saturazione di messaggi rischia di annebbiare la capacità critica, è proprio una voce come quella di Gillo Dorfles che può aiutarci a rimettere a fuoco i nostri strumenti di lettura. Critico d'arte e artista in proprio, Dorfles rappresenta una delle personalità più colte e sofisticate del Novecento, sempre attento agli sviluppi delle estetiche contemporanee, senza tralasciare alcun settore del vivere sociale. Lo incontra l'architetto Beppe Finessi.

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Italiano
Gillo Dorfles, classe 1910, ha la mente vivace di un ventenne curioso della vita, con sulle spalle il bagaglio di un viaggio che dura da quasi un secolo. Presentato ed interrogato da Beppe Finessi, architetto, critico e docente universitario ferrarese, Dorfles parla a braccio di estetica, design e arti figurative nel mondo, ricordando vecchi ed illustri amici come Bruno Munari e Le Corbusier. Una domanda sulla moda, e su ciò che egli ama indossare, diventa spunto per una battuta veloce: «mi spiace dire che oggi, per colpa di questo teatro meraviglioso che però non ha l'aria condizionata, sono costretto a mostrarmi in camicia... quando avrei preferito mostrarmi senza cravatta e senza camicia, ma i miei intimissimi non erano all'altezza del Bibiena!». Con lo stesso spirito, egli parla della difficoltà di una scuola italiana che pecca, a volte, d'insufficienza ed altre, paradossalmente, di eccessività: «Non c'è bisogno di sei anni d'università per progettare un oggetto». Lamenta che i bambini di oggi, esperti di bottoni da pigiare e drogati di gadgets, non siano stimolati ad usare la fantasia. Conferma poi il suo amore per il design, definendolo non solo una struttura economica e sociale, bensì uno delle forze motrici della nostra età. A dimostrare la longevità del suo pensiero, è il grande gap generazionale tra lui e gli spettatori accorsi al Teatro Bibiena per ascoltarlo, per la maggioranza ventenni e trentenni. Dorfles è maestro di ritmo, sa bene come mantenere l'interesse del pubblico vivo e non ama perdere tempo. Alla fine, quando Finessi lo informa che è giunto il momento delle domande del pubblico lui, alzandosi in piedi, afferma candidamente «Meglio non farle, è già tardi».

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