11/09/2009

DALLA VENDETTA AL DIRITTO:
 UNA STRADA SENZA RITORNO?

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Nel passaggio dalla società arcaica alla polis, la Grecia antica ha compiuto un salto culturale decisivo sostituendo le leggi scritte alle leggi non scritte, basate sui legami di sangue e regolate dal codice d'onore. Ma il percorso dalla vendetta al diritto non è stato sempre lineare nel mondo occidentale. Ancora oggi è forte l'aspirazione al ritorno di una giustizia retributiva, come dimostrano la presenza della pena capitale nella legislazione di alcuni paesi e i ricorrenti pronunciamenti in suo favore. Eva Cantarella, antichista e autrice di numerosi volumi sull'argomento (tra cui "Itaca" e "Il ritorno della vendetta"), parla dei rischi di questa involuzione del diritto con Gherardo Colombo ("Sulle regole"). 

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Italiano
Sotto un cielo blu come il Festival, in una delle più belle location che Mantova può offrire, il Cortile della Cavallerizza, la storica Eva Cantarella e l'ex magistrato Gherardo Colombo, due voci tra le più illustri del panorama intellettuale di questi anni, incontrano il pubblico di Mantova per discutere di giustizia e di vendetta, ovvero di come, nella storia, l'uomo sia riuscito a censurare la sua parte ferina, dominata dal sentimento primitivo della vendetta, a favore di quella, più razionale, della legge e dell'intelligenza. È proprio la dinamica tra queste due anime opposte della natura umana il baricentro della discussione tra i due, una discussione che rivela, in fondo, un'angoscia che i due relatori condividono con il pubblico che affolla il Cortile. È l'angoscia dovuta alla consapevolezza che, da qualche anno a questa parte, quella dinamica che a partire dalle leggi di Dracone del 621 a.C. sembrava essersi lentamente ma definitivamente stabilizzata sulla parte razionale dell'animo umano, si stia invertendo, pericolosamente e neanche troppo lentamente, verso una nuova ascesa della rabbia, dell'istinto ferino della vendetta, un istinto che, nel caso non venisse sopito al più presto, potrebbe farci ricadere in quel vortice di violenza, in quella faida di vendette che si inseguono, che dai tempi di Dracone, passando per Augusto e per tutta l'epoca moderna, pensavamo ingenuamente di avere archiviato.

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