11/09/2009

SVELARE ALTRI MONDI


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«Le serie, gli insiemi, le classificazioni, gli elenchi hanno sempre affascinato Arienti, che (...) ha considerato la collezione e l'archiviazione delle immagini e dei materiali parte essenziale del suo lavoro» (Camilla Pignatti Morano, Stefano Arienti). Formatosi grazie agli apporti dell'avanguardia milanese degli anni Ottanta, l'artista di Asola è un eccentrico protagonista dell'arte italiana contemporanea. L'uso sapiente di oggetti quotidiani e materiali organici e un gusto per la provocazione d'impronta dadaista, hanno portato la sua opera all'attenzione della critica nazionale e internazionale. Dialoga con Arienti l'architetto Beppe Finessi.

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Italiano
Entrando all'interno del cortile di Santa Croce in Palazzo Ducale, sembra davvero di entrare in un altro mondo. E Stefano Arienti, artista dell'avanguardia italiana, ci accompagna all'interno della sua vita e della sua mostra allestita nella dimora dei Gonzaga. «Quello che mi ha colpito del Palazzo è la presenza di vuoti, e io li ho riempiti con le mie opere». Opere che comunque utilizzano sempre oggetti della vita quotidiana: libri, palline, corde, spray, polistirolo, pongo, giornali... perché l'arte è ovunque, occorre solo che ci sia qualcuno che la sottolinei (anche fisicamente) e il pubblico che la identifichi come tale. Nel 1985 le prime opere di Arienti furono proprio delle muffe cresciute naturalmente su un muro e evidenziate dall'artista con un circolo colorato. Quello che ascoltiamo e vediamo è veramente il mondo di tutti i giorni visto con gli occhi di Arienti. Merito ulteriore quello di utilizzare gli artisti del passato («Io la storia dell'arte l'ho imparata facendola»), e in questo caso la reggia dei Signori di Mantova.

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