12/09/2009 - Scintille. Trenta minuti di improvvisa energia

LA LEGGENDA DEL MURO DI BERLINO


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Immagini di festa, momenti di euforia collettiva, speranze di una nuova Europa diffusi in mondovisione. Vent'anni dopo Slavenka Drakulić si chiede: tutto questo è veramente accaduto? Con la partecipazione di Nicole Janigro.

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Serbo-croato (latino)
Italiano
«I can remember/Standing, by the wall /And the guns shot above our heads/And we kissed/as though nothing could fall», cantava un David Bowie trapiantato a Berlino. A quasi vent'anni esatti dalla caduta, su quel famoso e famigerato «Muro» è stato detto di tutto e di più, ma ogni singola notizia apparirebbe oggi scontata: a questo proposito, la croata Slavenka Drakulić (autrice dei celeberrimi "Balkan Express" e "Come siamo sopravvissute al comunismo riuscendo persino a ridere") ha deciso di raccontare in trenta minuti quell'episodio (assieme a quelli più significativi riguardanti l'Europa Orientale), tramite la voce di alcuni animali, come una versione aggiornata di "Animal Farm". Ecco allora il gatto di un generale polacco, il cane di una guida del museo di Praga, il pappagallo di Tito prendere vicendevolmente la parola per raccontare (in quello che sta per essere adottato come libro di testo in molte scuole croate) ad un ideale pubblico di bambini le vicissitudini del secolo breve, senza uscire dal binario del mondo animale come metafora della condizione umana. Accanto ad episodi più o meno tragicomici (si pensi alla scrofa cuoca ungherese, che si prende la briga di spiegare la differenza tra «gulag» e «gulasch»), il racconto di quell'ottobre berlinese di vent'anni fa è naturalmente uno dei punti salienti del libro: siamo davvero contenti dell'avvento della democrazia, o da quel momento storico è scaturito un ulteriore processo di omogeneizzazione che ci ha portato indietro (e qui la Drakulić scherza spiegando che il suo prossimo libro dovrebbe intitolarsi "Come siamo sopravvissute al capitalismo"). La parola chiave che spegne questa Scintilla è «nostalgia». Nostalgia non certo per il sistema politico (una dittatura spietata), ma per quello privato, per la sicurezza che comunque vigeva negli stati satelliti dell'ex URSS. La leggenda del «Muro» continua.

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