12/09/2009

LA LUNGA STRADA DEGLI ARMENI


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Con "La masseria delle allodole", attraverso le testimonianze della propria famiglia, Arslan ha voluto raccontare il Metz Yeghèrn o «grande male», il genocidio subito dagli Armeni nel 1915 in seguito all'affermazione del movimento nazionalista dei Giovani Turchi. Nel più recente "La strada di Smirne", l'autrice riprende i fili interrotti del romanzo precedente, seguendo i destini e le speranze dei personaggi dopo la fine delle persecuzioni e l'apparente raggiungimento della pace. Della sua scrittura, a servizio della memoria di un popolo, Antonia Arslan parla con Siegmund Ginzberg.
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«Nessuno, paziente lettore, è più tornato nella piccola città»: è l'ultima frase de "La masseria delle allodole", il drammatico romanzo nel quale Antonia Arslan, scrittrice e saggista di origine armena, ha narrato il genocidio subìto dagli Armeni nel 1915, e che costituisce il legame con il suo ultimo lavoro, "La strada di Smirne", in cui l'autrice riprende la narrazione e i personaggi del precedente per raccontare le vicende culminate nell'incendio della città turca nel settembre del 1922. Antonia Arslan ha il merito di aver riportato all'attenzione collettiva il dramma del popolo armeno, schiacciato dalla seconda e forse più pesante ferita, quella della distorsione storica dei fatti e dell'oblio, ancora viva nella memoria dei discendenti armeni. Delle complesse vicende che negli anni del primo dopoguerra hanno sconvolto l'area egea ed anatolica del Mediterraneo, Antonia Arslan ha parlato con Siegmund Ginzberg, scrittore e giornalista ebreo di origine turca.

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