12/09/2009

CANTI LONTANI: SEDUZIONI D'ORIENTE


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Una conferenza-spettacolo di Luca Scarlini, con la partecipazione di Francesco Dillon, violoncello


L'Oriente è il luogo che ha sempre attratto e respinto l'Europa, in una molteplicità di sogni, visioni, esperienze reali e immaginarie. Tra Ottocento e Novecento, India e Tibet sono stati mèta di continui viaggi, accaduti o solo pensati, che hanno cambiato il destino dell'Europa. Luca Scarlini racconta otto destini esemplari, da Wilhelm von Humboldt a Alain Danielou: al suo fianco uno dei maggiori violoncellisti degli ultimi anni, Francesco Dillon, che esegue musiche di Giacinto Scelsi, compositore sospeso tra Occidente e Oriente, divinato dalle finestre della sua casa a Roma. 

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Italiano
Luca Scarlini e Francesco Dillon focalizzano l'attenzione teatrale e musicale su Giacinto Scelsi, compositore italiano (s)conosciuto per i suoi lavori di musica microtonale. Antesignano della più estrema sperimentazione contemporanea (legata alla minimal music e alla musica spettrale), Scelsi ha concentrato la sua ricerca musicale uscendo dagli schemi europei, approfondendo lo studio della musica indiana e aprendo un ponte prima di chiunque altro tra Occidente e Oriente. Romano di nascita e vissuto in un quartiere che lui definiva confine tra Est ed Ovest, Scelsi è stato svizzero d'adozione poiché la Svizzera è il Paese del misticismo in Europa. Scarlini accompagnato dal violoncello di Dillon, racconta la storia di un autore che si è dedicato completamente alla ricerca come tensione della sua stessa vita, indagando nella microstruttura del suono e sapendo coniugare musica e silenzio che, secondo l'opinione di molti tra cui lo scrittore Mattia Signorini, è la vera sinfonia del Novecento. Sulla scia della «teoria degli archetipi» di Jung, Scelsi cercò nella musica orientale indiana delle «forme primordiali» di cui fare esperienza, studiandole attraverso il filtro della dodecafonia sua vera iniziatrice. Il violoncello vibra, stride, emette difonie, trifonie e quadrifonie mentre la voce di Scarlini narra una vicenda privata e pubblica all'insegna dell'accostamento alla cultura indiana, profondamente musicale e legata alla spiritualità. I brani di Scelsi eseguiti appartengono al periodo indiano degli anni '60 e hanno titoli evocativi di quella terra lontana e vicina. Entrato a far parte del canone contemporaneo, Scelsi ha lasciato un segno che ha influenzato la musica pop: se i Beatles usarono i sitar è probabile che fossero entrati in contatto non direttamente con la musica di Scelsi, ma con il suo campo di studi, che si basa su una ferma convinzione: «La ricerca di un percorso d'arte si fa nel rispetto dell'altro».

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