13/09/2009

TRA VITA E GIORNALISMO. Un sopravvissuto al Novecento

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«Non perdere mai la speranza». Una massima inattuale che riacquista tutto il suo valore guardando alla straordinaria carriera giornalistica di Arrigo Levi. Membro di un'agiata famiglia della borghesia ebraica modenese, Levi ha vissuto sulla propria pelle i drammi e le conquiste del Novecento, raccontando le imponenti trasformazioni del «Secolo breve» sia come corrispondente e redattore dei principali quotidiani italiani, sia come conduttore e ideatore di programmi per la RAI. Prendendo spunto dalla sua recente autobiografia ("Un paese non basta") Levi ragionerà insieme al pubblico sull'importanza di una formazione itinerante e sul futuro del quinto potere. Lo incontra il giornalista e scrittore Riccardo Chiaberge.

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Italiano
Arrigo Levi è uno di quei personaggi che riassume in sé un'intera professione, il giornalismo, che una volta era un mestiere e che ora si sta sgretolando sotto gli infidi colpi dello «scoop» e dell'ignoranza. Oggi pomeriggio, al suo fianco, nella splendida cornice della Chiesa di San Maurizio, siede Riccardo Chiaberge, una delle firme più importanti del giornalismo italiano di oggi, direttore del domenicale del "Sole 24 Ore". Chiaberge fa da spalla e stuzzica Levi, aiutandolo a ripercorrere una carriera che, nel corso di oltre cinquant'anni, ha visto scorrere davanti a sé gli storici avvenimenti che hanno caratterizzato la seconda metà del Novecento, uno dei più complessi periodi della storia.

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