10/09/2010
NUOVA POESIA AMERICANA
2010_09_10_108
Luigi Ballerini e Paul Vangelisti hanno compiuto in questi ultimi anni un puntuale lavoro critico e antologico sulla poesia americana successiva agli anni Cinquanta. La ricognizione dei due studiosi traccia una mappa geografica della nuova poesia che evidenzia nitidamente i principali centri propulsivi della produzione (San Francisco, Los Angeles, New York) e per ciascuno la varietà delle voci, le specificità locali e le influenze internazionali, il lavoro sul linguaggio poetico. I due studiosi e poeti in proprio, in dialogo con Giorgio Rimondi, offrono un quadro d'insieme e di prospettiva di una poesia ancora poco letta in Europa.
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Italiano
Tradurre è sempre un po' tradire, lo si dice spesso. Più raramente, invece, abbiamo l'opportunità di scorrere le pagine di fatiche editoriali come quelle di Luigi Ballerini e Paul Vangelisti, poeti in proprio che cercano di gettare la penna oltre l'ostacolo del «lost in translation». Nel chiostro di San Barnaba i due autori, con la mediazione del professor Giorgio Rimondi, portano i numerosi ascoltatori nel terreno vergine della nuova poesia americana e, soprattutto, della sua traduzione.
Uno scambio vivace che racconta come davvero il loro lavoro non disdegni «il venir alle mani con le parole». Scontri e differenze di vedute però trovano sempre una riconciliazione finale, necessaria a raccontare come l'essenza di profili urbani diversi, da New York a San Francisco, da Chicago a Los Angeles, si rifletta in altrettanti universi poetici; come infatti gli Stati Uniti siano oggi una democrazia dei poeti, in cerca, come tutte, dei propri (e)lettori.
Uno scambio vivace che racconta come davvero il loro lavoro non disdegni «il venir alle mani con le parole». Scontri e differenze di vedute però trovano sempre una riconciliazione finale, necessaria a raccontare come l'essenza di profili urbani diversi, da New York a San Francisco, da Chicago a Los Angeles, si rifletta in altrettanti universi poetici; come infatti gli Stati Uniti siano oggi una democrazia dei poeti, in cerca, come tutte, dei propri (e)lettori.