11/09/2010
PERSONE DEL PO
2010_09_11_141
Seguire il corso del Po significa in qualche modo andare di traverso, muoversi a una velocità che non è quella di tutti i giorni. Chi ha voluto seguire il fiume non ha potuto che rallentare. Sono tanti gli incontri che si fanno nell'andare a Po: città illustri e piccoli paesi, territori divorati dall'industria o riconquistati da lucciole e volpi. La verità è che la «fiuma» ipnotizza chi ci arriva. Anche Paolo Rumiz, a forza di scendere a Po, quasi non riesce a ripartire: insieme alla gente del fiume cerca di capire questo mistero ammaliatore.
L'evento 141 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto alle ore 14.30. Non erano previste le presenze di Andrea Goltara e Giovanni Damiani.
L'evento 141 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto alle ore 14.30. Non erano previste le presenze di Andrea Goltara e Giovanni Damiani.
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Davanti al numerosissimo pubblico presente, Paolo Rumiz ha dialogato con gli esperti ambientali Giovanni Damiani e Andrea Goltara sul Po e sul suo futuro. Tra i diversi viaggi di Rumiz ne manca proprio uno lungo un corso d'acqua, anche se è uno dei suoi prossimi obiettivi: pur sapendo, usando le sue stesse parole, che «non è tanto un luogo a fare un viaggio, quanto le persone che si incontrano», Rumiz è sempre rimasto affascinato dal Po, tanto da voler cercare di indagarne il futuro.
Quella che è emersa dall'incontro è sicuramente una situazione di criticità per quello che è il maggior corso d'acqua del Paese. Una situazione peggiorata profondamente negli ultimi anni, come dimostra uno studio fatto sulla fauna che lo abita (alcuni pesci autoctoni si sono estinti, mentre le acque sono ormai abitate da molte specie esotiche importate nell'ultimo periodo) e sulla flora che cresce sui suoi argini, ridottasi quasi del 50% negli ultimi anni.
È un Po che sta fermo e che sta sprofondando lentamente anche, o forse soprattutto, per colpa dell'uomo, «colpevole» di opere come l'Isola Serafini, che rappresenta un vero e proprio sbarramento in cui incappano, forse increduli, i pesci che nuotano nelle sue acque.
E se è vero che i fiumi rappresentano un importante elemento di unità nazionale (basti pensare alla Senna per la Francia o al Reno per la Germania), visto che il prossimo anno si festeggeranno i centocinquant'anni del nostro Paese, potrebbe essere l'ora di iniziare a prendersene maggiormente cura.
Quella che è emersa dall'incontro è sicuramente una situazione di criticità per quello che è il maggior corso d'acqua del Paese. Una situazione peggiorata profondamente negli ultimi anni, come dimostra uno studio fatto sulla fauna che lo abita (alcuni pesci autoctoni si sono estinti, mentre le acque sono ormai abitate da molte specie esotiche importate nell'ultimo periodo) e sulla flora che cresce sui suoi argini, ridottasi quasi del 50% negli ultimi anni.
È un Po che sta fermo e che sta sprofondando lentamente anche, o forse soprattutto, per colpa dell'uomo, «colpevole» di opere come l'Isola Serafini, che rappresenta un vero e proprio sbarramento in cui incappano, forse increduli, i pesci che nuotano nelle sue acque.
E se è vero che i fiumi rappresentano un importante elemento di unità nazionale (basti pensare alla Senna per la Francia o al Reno per la Germania), visto che il prossimo anno si festeggeranno i centocinquant'anni del nostro Paese, potrebbe essere l'ora di iniziare a prendersene maggiormente cura.