12/09/2010

RADIO AUT 98.800 MHz
. La radio di Peppino Impastato


2010_09_12_188
Terrasini è un piccolo centro di pesca in terra di Sicilia. Proprio qui, nella primavera del 1977, prendeva il via l'esperienza di Radio Aut, la prima radio libera siciliana. L'idea era quella di trovare uno strumento che permettesse di denunciare l'intreccio tra mafia e clientele politiche e di parlare liberamente di temi come la condizione giovanile, i rapporti interni alla famiglia, le energie alternative. Radio Aut cercava di raccogliere le voci di tutti quelli che normalmente non si facevano parlare: braccianti, pescatori, donne, disoccupati. E dava fastidio. Il suo fondatore, Peppino Impastato, fu assassinato dalla mafia solo un anno dopo, il 9 maggio 1978. A ricordare quell'esperienza e l'impegno civile di Impastato, intervengono il fratello di Peppino, Giovanni, e il magistrato palermitano Antonio Ingroia.


L'evento 188 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era prevista la presenza di Antonio Ingroia, sostituito in seguito da Pino Casamassima e Lirio Abbate.
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Nel cortile della Cavallerizza, davanti ad una numerosa folla, si è tenuto il ricordo di Peppino Impastato. L'evento si è svolto alle 10.30 ed ha visto come protagonista Giovanni, fratello di Peppino. L'applauso e la standing ovation riservati al cognome Impastato testimoniano il grande affetto che, a 32 anni dalla morte (e grazie soprattutto ad un recente film), la gente ancora tributa al fondatore di Radio Aut. La prima parte dell'incontro ha contestualizzato storicamente lo sfondo in cui maturò la protesta del siciliano: gli anni '70. Anni talmente violenti da essere definiti di piombo, ma anche anni che - all'opposto - vedevano un impegno sociale e politico totale. Giovanni ha poi integrato questo retroscena con i suoi ricordi personali. La sfida di Peppino è stata infatti, prima che sociale e politica, familiare, contro il padre e lo zio mafiosi. Oltre a questa, un'altra grande sfida da lui vinta è stata quella di parlare apertamente di mafia in un periodo in cui nessuno ne ammetteva l'esistenza. Peppino è stato punto di collegamento tra la tradizione del movimento contadino e sindacale del Dopoguerra e la modernità: utilizzò infatti un mezzo modernissimo di comunicazione per lottare contro la mafia, creando la prima radio libera della Sicilia. Nelle sue trasmissioni usava l'ironia per sbeffeggiare i mafiosi, erodendo il retroterra culturale di violenza che la mafia impone: una decisione che gli costò la vita. Riguardo alle indagini sulla morte di Peppino, la nota positiva è che la verità è stata trovata, anche se dopo 30 anni, ma troppi depistaggi hanno inquinato la ricerca dei veri colpevoli (a partire dalla notizia dell'assassinio che dipinse Peppino come un sovversivo saltato in aria mentre preparava un attentato). Il messaggio finale dell'incontro è stato di speranza e responsabilità: la verità e la legalità esistono ma vanno accuratamente cercate e perpetrate da ognuno nel suo piccolo.

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