07/09/2011
RESPONSABILI DI TUTTO. Ritrovare la via dell'impegno
2011_09_07_006
Don Andrea Gallo non tace. Non tace di fronte ai soprusi, alla violenza del potere, al disprezzo della dignità degli ultimi. In questo modo ha scelto di vivere il messaggio evangelico. Le sue parole sono un'esortazione ad esercitare il nostro ruolo di cittadini, ad essere liberi, a farci portatori del desiderio di giustizia che sale prepotente da chi non ha voce. In questa sua predicazione civile, don Gallo si pone idealmente in dialogo con tutti coloro che, nella storia dell'umanità, ci hanno insegnato con la loro vita e i loro scritti a non essere servi, a disobbedire, a non essere indifferenti, e a sentirci responsabili di tutto. Un dialogo che, tra letture e commenti, il fondatore della comunità di San Benedetto tiene al Festival con Etienne de la Boétie, Antonio Gramsci, don Lorenzo Milani.
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Italiano
Don Andrea Gallo, 83 anni, fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, non si smentisce nemmeno al Festivaletteratura: è stato e sarà sempre dalla parte dei poveri e degli emarginati.
In un cortile della Cavallerizza tutto esaurito, il sacerdote ha tenuto un'orazione civile per esortare le persone a non essere mai indifferenti, a sentirsi «responsabili di tutto», proprio come cita il titolo dell'evento. «Siamo ancora in tempo a salvare l'Italia che sta affondando», ha iniziato Don Gallo, in piedi sul palco, grande affabulatore e irrefrenabile narratore di storie e di aneddoti. «Dobbiamo diventare cittadini e smettere di essere sudditi, dobbiamo riscoprire l'energia necessaria per metterci al servizio del prossimo e della comunità».
Il sacerdote di Genova ha percorso un breve viaggio nella letteratura, citando Etienne de la Boétie, Antonio Gramsci e Don Lorenzo Milani, per ricordare l'importanza dell'impegno civile nella lotta contro le tirannie. Ha poi ricordato i suoi incontri con Nelson Mandela, Fernanda Pivano, i registi Mario Monicelli ed Ettore Scola, e non ha risparmiato battute sul Vaticano e sui cardinali, scatenando le risate del pubblico. «Nella Chiesa cattolica io mi sento a casa, non me ne voglio andare via. Ma non posso tacere perché Dio mi ha dato la libertà di parlare», ha spiegato Don Gallo, che ha concluso l'incontro con il pubblico leggendo l'orazione che ha composto per il funerale del suo grande amico Fabrizio De André.
In un cortile della Cavallerizza tutto esaurito, il sacerdote ha tenuto un'orazione civile per esortare le persone a non essere mai indifferenti, a sentirsi «responsabili di tutto», proprio come cita il titolo dell'evento. «Siamo ancora in tempo a salvare l'Italia che sta affondando», ha iniziato Don Gallo, in piedi sul palco, grande affabulatore e irrefrenabile narratore di storie e di aneddoti. «Dobbiamo diventare cittadini e smettere di essere sudditi, dobbiamo riscoprire l'energia necessaria per metterci al servizio del prossimo e della comunità».
Il sacerdote di Genova ha percorso un breve viaggio nella letteratura, citando Etienne de la Boétie, Antonio Gramsci e Don Lorenzo Milani, per ricordare l'importanza dell'impegno civile nella lotta contro le tirannie. Ha poi ricordato i suoi incontri con Nelson Mandela, Fernanda Pivano, i registi Mario Monicelli ed Ettore Scola, e non ha risparmiato battute sul Vaticano e sui cardinali, scatenando le risate del pubblico. «Nella Chiesa cattolica io mi sento a casa, non me ne voglio andare via. Ma non posso tacere perché Dio mi ha dato la libertà di parlare», ha spiegato Don Gallo, che ha concluso l'incontro con il pubblico leggendo l'orazione che ha composto per il funerale del suo grande amico Fabrizio De André.