08/09/2011

DUECENTOSESSANTAQUATTRO SCULTURE RACCONTANO

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La storia si può raccontare anche seguendo piccolissimi oggetti. Edmund de Waal è critico dell'arte e insieme uno dei più importanti ceramisti inglesi. Tra le collezioni della sua famiglia, una ha un fascino tutto particolare: sono 264 minuscole sculture giapponesi, chiamate 'netsuke', che raffigurano divinità, personaggi di ogni tipo, animali, piante. De Waal ha deciso di risalire nel tempo per capire la provenienza e l'origine di questi preziosi oggetti d'arte. Si è trovato così a ricostruire le vicende della sua famiglia, gli Ephrussi, ricchi banchieri ebrei e raffinati collezionisti d'arte, negli anni a cavallo del secondo conflitto mondiale, e delle loro peregrinazioni tra le capitali d'Europa e infine a Tokyo. L'autore di "Un'eredità di avorio e ambra" ripercorre questa straordinaria storia insieme al critico d'arte Luca Massimo Barbero.
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Giovedì 8 settembre si è svolto, alle 15:30 in Aula Magna dell'Università, l'evento "Duecentosessantaquattro sculture raccontano", presenziato dall'autore Edmund De Waal e Luca Massimo Barbero, personalità artistica eclettica. La sala era piena di gente, molti con in mano il libro "L'eredità d'avorio e ambra". 
È l'introduzione di Barbero a dare il via all'evento, ringraziando il Festivaletteratura per l'impegno dimostrato, e leggendo un passo del romanzo. Si è proseguito poi con l'intervista a De Waal: i temi esposti ed emersi sono la memoria, gli oggetti e come essi si muovono nello spazio nonché nel tempo. Ha parlato poi delle due città dell'ambientazione, Parigi e Vienna, e accennato ai personaggi, alla ricerca di un luogo chiamato 'casa', del significato avente questa storia, soprattutto a livello personale e affettivo. A conclusione dell'evento vi sono stati entusiasti applausi da parte del pubblico.

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