08/09/2011
TUTTI GLI SCRITTORI DEL MONDO
2011_09_08_070
«Mi sentivo naturalmente a casa in Francia, dove ero nato, e in Inghilterra, dove ho studiato... ma in Italia c'era una sensazione particolare: il clima politico e intellettuale mi era congeniale. L'abilità di questi editori nello scegliere i libri che volevano... mi sembrava esemplare, portavano avanti cataloghi che ammiravo e che mi sembravano modelli da imitare e che mai avrei potuto eguagliare». Figlio dell'editore francese Jacques, André Schiffrin ("Il denaro e le parole") ha lavorato per trent'anni a New York alla Phanteon Books e ha poi fondato una casa editrice indipendente, The New Press, ma soprattutto ha conosciuto tutti gli attori principali dell'editoria mondiale, come racconta al giornalista Stefano Salis.
L'evento 070 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto presso il Chiostro del Museo Diocesano.
Francese
Una location di alto livello come la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, preziosa per ciò che resta dei suoi affreschi della scuola del Mantegna e illuminata morbidamente dalla luce, filtrante, del tramonto. André Schiffrin non poteva chiedere di meglio per parlare all'attento pubblico dell'evento "Tutti gli scrittori del mondo". Se ovviamente l'oggetto principale di Festivaletteratura è il libro (come strumento culturale), un incontro come quello di oggi il cui tema era la crisi e il deterioramento commerciale del mondo editoriale non può passare inosservato all'interno della nostra manifestazione. Stefano Salis, giornalista del "Domenicale" del "Sole24Ore" ed esperto del mondo editoriale, ha accompagnato il prestigioso ospite in un dialogo fervido e dibattuto con i presenti. Per farvi capire l'importanza di Schiffrin per la storia dell'editoria basterebbe solamente citare la collana di letteratura più prestigiosa del mondo,le Pleiadi dell'editore francese Gallimard, di cui è uno dei fondatori. In seguito si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha lavorato per prestigiosi gruppi per poi cimentarsi singolarmente nel mercato degli indipendenti. Il suo essere un intellettuale tout-court viene dimostrato dai suoi numerosi e importanti saggi su mercato, libri, editoria e società. Un 'j'accuse' forte quello di André Schiffrin, contro un intero sistema produttivo ma non solo, contro un'intera classe politica (europea e statunitense in particolare) incapace di difendere il patrimonio librario ed editoriale. Salis e Schiffrin dialogano, le loro posizioni non sempre convergono ma ciò che li accomuna è l'urgenza di parlare alla gente di un mondo in via di disfacimento; stanno sparendo le librerie, le piccole case editrici (anche se l'Italia è messa molto meglio di altri paesi), si pubblicano solo best-seller e libri 'sicuri', la qualità è lasciata ai piedi del profitto. «Editori lungimiranti come Luigi Einaudi o Giangiacomo Feltrinelli oggi non potrebbero fare quello che hanno fatto - racconta il saggista francese - per esempio i primi libri venduti di Kafka e Brecht si aggiravano sulle 600-800 copie. Secondo la logica di oggi nessuno di questi autori sarebbe stato pubblicato. È una struttura che impedisce alle nuove idee di essere diffuse». Il pubblico interviene con domande pertinenti per portare Schiffrin ad approfondire questioni particolari: gli si chiede con insistenza che cosa ne pensi della situazione dell'editoria italiana e lui, onestamente, non può esimersi dal dire che una holding editoriale come la Mondadori che fa riferimento addirittura al Presidente del Consiglio è un aspetto assolutamente deleterio per il nostro paese. «C'è una cosa fondamentale da fare per iniziare a risolvere i problemi del mondo editoriale - ha concluso André Schiffrin - ed è quella di stimolare la coscienza sociale di tutti perché il libro, i libri, sono una parte fondamentale della nostra comunità». La ricetta che Schiffrin propone per salvare il suo mondo non è altro, essenzialmente, che quella di tornare ad una vita sociale impegnata e consapevole, in cui il mercato non è il padrone dominante e la cultura può ancora recitare un ruolo primario.