08/09/2011
GIOCATE CON GIOCASTA. DIECI ANNI DOPO
2011_09_08_074
Nel settembre del 2001 Stefano Bartezzaghi e Carlo Boccadoro salivano sul palco del Teatro Bibiena a Festivaletteratura per il recital "Edipo fa' piano, ovvero: Giocate con Giocasta", per pianoforte e voce enigmistica. Ora festeggiano la ricorrenza tornando con nuovi giochi e nuove musiche, a celebrare l'incontro ben temperato fra i tasti bianchi degli enigmi e i tasti neri delle soluzioni. Enigmi, accordi, palindromi, anagrammi, arpeggi, limerick, canzoni e qualche babazuf.
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Italiano
«150 la gallina canta». È iniziato così lo spettacolo di Stefano Bartezzaghi e Carlo Boccadoro all'Ariston: 150 come gli anni trascorsi dall'unità d'Italia, perché gli anniversari vanno onorati e stasera era proprio il decimo anniversario del recital "Edipo fa' piano, ovvero: Giocate con Giocasta" presentato al Bibiena nel 2001.
Lo spettacolo ha intrattenuto il pubblico per più di un'ora con pirotecnici virtuosismi della parola e delle note: la voce di Stefano Bartezzaghi declamava distici enigmatici ed enigmistici, monovocalizzazioni cicliche che riportano all'infanzia di tutti come "Garabalda fa farata" (versione 'corretta' di "Garibaldi fu ferito"), anagrammi, limerick, sciarade e scioglilingua, mentre Carlo Boccadoro accompagnava con musiche che si accordassero al gioco linguistico. Così quando Bartezzaghi ha ricordato che Boito salutava gli amici con la formula Oniterco (al contrario: O cretino) o sulle lettere appuntava che scriveva A Milano non a Lima, Boccadoro ha suonato un brano palindromo dello stesso. Tra parodie di "Albachiara" e "Certe Notti" e le versioni nei vari registri linguistici dei "Promessi Sposi", a dominare la scena è stata sempre la musicalità della parola con la sua evocatività.
Lo spettacolo ha intrattenuto il pubblico per più di un'ora con pirotecnici virtuosismi della parola e delle note: la voce di Stefano Bartezzaghi declamava distici enigmatici ed enigmistici, monovocalizzazioni cicliche che riportano all'infanzia di tutti come "Garabalda fa farata" (versione 'corretta' di "Garibaldi fu ferito"), anagrammi, limerick, sciarade e scioglilingua, mentre Carlo Boccadoro accompagnava con musiche che si accordassero al gioco linguistico. Così quando Bartezzaghi ha ricordato che Boito salutava gli amici con la formula Oniterco (al contrario: O cretino) o sulle lettere appuntava che scriveva A Milano non a Lima, Boccadoro ha suonato un brano palindromo dello stesso. Tra parodie di "Albachiara" e "Certe Notti" e le versioni nei vari registri linguistici dei "Promessi Sposi", a dominare la scena è stata sempre la musicalità della parola con la sua evocatività.