09/09/2011
ROVINE D'ITALIA
2011_09_09_131
L'Italia, il paese con più siti Unesco 'patrimonio dell'umanità', sta distruggendo la sua vera ricchezza: l'arte e il paesaggio. Al danno culturale va sommato quello economico: eravamo i primi al mondo nel turismo, siamo scivolati al 28˚posto. Dalla pubblicazione di "Vandali", il libro-denuncia sullo scempio del nostro patrimonio storico e architettonico, Gian Antonio Stella ha raccolto grazie al contributo dei lettori decine e decine di segnalazioni di casi di devastazione del territorio, di palazzi e monumenti lasciati all'incuria, di interventi pubblici grotteschi che mostrano l'assoluta indifferenza della classe politica nei confronti dei nostri tesori d'arte. Sulle immagini di queste 'nuove' rovine italiane, Stella si confronta con l'architetto Luca Molinari.
L'evento 131 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente non era prevista la presenza di Sergio Rizzo.
L'evento 131 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente non era prevista la presenza di Sergio Rizzo.
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Italiano
Un grido di dolore per lo stato dei beni artistici, storici e culturali del nostro paese quello lanciato da due giornalisti del calibro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.
Autori di inchieste e di libri di denuncia che hanno macinato ristampe e fatto indignare mezza Italia ("La Casta", "La Deriva", "Vandali", solo per citare alcuni titoli), i due cronisti de "il Corriere della Sera", nel pomeriggio di oggi hanno incontrato il pubblico del Festivaletteratura al Teatro Ariston, per esporre alcuni casi di abbandoni e di incuria in cui versano molti tesori del nostro patrimonio architettonico e artistico nazionale.
Lunghe file si sono create all'esterno del Teatro e posti liberi andati rapidamente esauriti: l'appuntamento con i due giornalisti è stato senza dubbio uno degli incontri di punta dell'edizione di quest'anno del Festivaletteratura. Intervistati da Luca Molinari, Stella e Rizzo hanno ripercorso la situazione dei beni culturali italiani, mostrando al pubblico le statistiche (disastrose) inerenti allo sviluppo del turismo in Italia, incrociando i dati con lo spropositato aumento dei costi della politica negli ultimi trent'anni.
«Il paesaggio è la rappresentazione visibile della patria: ci vogliono secoli per costruire un luogo meraviglioso come Mantova, bastano una giunta sbagliata o un palazzinaro con cattive idee per rovinarlo per sempre» ha sottolineato Stella. I due autori de "La Casta" hanno inoltre respinto al mittente le accuse di fomentare non solo l'antipolitica ma anche il disamore verso il proprio paese, mostrandone i lati peggiori. «Ci si arrabbia con la donna che si ama proprio perché la si ama e lo stesso vale per l'Italia: ci arrabbiamo tremendamente proprio perché nutriamo un amore sconfinato per questo paese». Altro che indifferenza.
Una vera e propria conferenza, con immagini, date, cifre e statistiche tanto precise quanto disarmanti. Con la solita ricchezza di documenti, alla quale ci hanno abituato da tempo, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo parlano dello stato 'pietoso' dell'unione: dell'abbandono in cui versano monumenti carichi di arte e di storia, dell'immenso spreco di denaro pubblico per iniziative ridicole, del degrado del territorio, dello smodato ricorso ai condoni e agli abusivismi per depredare irrimediabilmente il paesaggio italiano. È giusto indignarsi per queste cose, e la forza dell'indignazione e tanto più grande quanto più si conosce. I dati sono fondamentali per una corretta informazione, che in questi ultimi tempi è carente sotto qualsiasi punto di vista. Abbiamo bisogno di strumenti perché la discussione vada al di là della chiacchiera da bar, e magari produca anche qualche frutto positivo. Le immagini proiettate sono davvero impietose. Palazzo Teti Maffuccini, dove il sud firmò la resa ai Savoia: stretto tra palazzi orrendi, cade malinconicamente in rovina (dopo essere stato anche patrimonio di uno dei tanti boss). Villa Adriana: dispersa e abbandonata nei pressi di Tivoli (e neanche segnalata sui cartelli), perde visitatori ogni anno e comincia ad andare in rovina. La Domus Aurea: crollata e sovvenzionata con meno fondi di un inutile sottopassaggio tra due ministeri. L'Appia antica: può essere usata come tangenziale privilegiata dai parlamentari che tornano nelle loro città. Tra tante tristezze, un esempio positivo: Venaria Reale e il suo spettacolare recupero nel giro di pochi anni. I dati, ancora una volta mostrati, parlano chiaro. L'Italia perde posizioni in tutte le categorie, quella del turismo, quella della competitività ricettiva, quella degli incassi, quella del PIL turistico. Tutto questo a fronte di continui tagli alla cultura, che si susseguono almeno da dieci anni, mentre malinconicamente continuano a crescere rimborsi elettorali e prebende politiche varie. Dopo un intermezzo comico su alcuni interventi 'artistici' della presidenza del consiglio, torna la tristezza. La cittadella di Alessandria in rovina come alcune località della Toscana, di Milano, del Veneto invaso dai capannoni. È la cultura del bello che manca ovunque. «La società che vive nel brutto, diventa brutta». E l'unica differenza tra nord e sud è che al nord gli scempi sono autorizzati, al sud no. Ma il risultato è identico. Non ci sono molti sindaci come Angelo Vassallo, ucciso proprio perché voleva impedire questo tipo di violenze al territorio. È un susseguirsi sempre più incalzante di brutture locali, urbanizzazioni mostruose, idee bislacche (la Città dei Motori, Europaradiso) e Pompei. Pompei con i suoi crolli e i suoi restauri, i suoi cani e l'assurda "Pompeivive". Ci si arrabbia proprio perché si ama troppo il proprio paese. Tutto quello che è stato mostrato non è solo uno sfregio alla nostra memoria, ma è anche e soprattutto togliere il futuro ai nostri figli. Soluzioni? Vengono delineate anche quelle. Sentimento diffuso di indignazione, unione tra ministero dei beni culturali e del turismo, la scuola che deve insegnare che la bellezza ha un valore etico. E finalmente si potrà recuperare e costruire qualcosa con consapevolezza.
Autori di inchieste e di libri di denuncia che hanno macinato ristampe e fatto indignare mezza Italia ("La Casta", "La Deriva", "Vandali", solo per citare alcuni titoli), i due cronisti de "il Corriere della Sera", nel pomeriggio di oggi hanno incontrato il pubblico del Festivaletteratura al Teatro Ariston, per esporre alcuni casi di abbandoni e di incuria in cui versano molti tesori del nostro patrimonio architettonico e artistico nazionale.
Lunghe file si sono create all'esterno del Teatro e posti liberi andati rapidamente esauriti: l'appuntamento con i due giornalisti è stato senza dubbio uno degli incontri di punta dell'edizione di quest'anno del Festivaletteratura. Intervistati da Luca Molinari, Stella e Rizzo hanno ripercorso la situazione dei beni culturali italiani, mostrando al pubblico le statistiche (disastrose) inerenti allo sviluppo del turismo in Italia, incrociando i dati con lo spropositato aumento dei costi della politica negli ultimi trent'anni.
«Il paesaggio è la rappresentazione visibile della patria: ci vogliono secoli per costruire un luogo meraviglioso come Mantova, bastano una giunta sbagliata o un palazzinaro con cattive idee per rovinarlo per sempre» ha sottolineato Stella. I due autori de "La Casta" hanno inoltre respinto al mittente le accuse di fomentare non solo l'antipolitica ma anche il disamore verso il proprio paese, mostrandone i lati peggiori. «Ci si arrabbia con la donna che si ama proprio perché la si ama e lo stesso vale per l'Italia: ci arrabbiamo tremendamente proprio perché nutriamo un amore sconfinato per questo paese». Altro che indifferenza.
Una vera e propria conferenza, con immagini, date, cifre e statistiche tanto precise quanto disarmanti. Con la solita ricchezza di documenti, alla quale ci hanno abituato da tempo, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo parlano dello stato 'pietoso' dell'unione: dell'abbandono in cui versano monumenti carichi di arte e di storia, dell'immenso spreco di denaro pubblico per iniziative ridicole, del degrado del territorio, dello smodato ricorso ai condoni e agli abusivismi per depredare irrimediabilmente il paesaggio italiano. È giusto indignarsi per queste cose, e la forza dell'indignazione e tanto più grande quanto più si conosce. I dati sono fondamentali per una corretta informazione, che in questi ultimi tempi è carente sotto qualsiasi punto di vista. Abbiamo bisogno di strumenti perché la discussione vada al di là della chiacchiera da bar, e magari produca anche qualche frutto positivo. Le immagini proiettate sono davvero impietose. Palazzo Teti Maffuccini, dove il sud firmò la resa ai Savoia: stretto tra palazzi orrendi, cade malinconicamente in rovina (dopo essere stato anche patrimonio di uno dei tanti boss). Villa Adriana: dispersa e abbandonata nei pressi di Tivoli (e neanche segnalata sui cartelli), perde visitatori ogni anno e comincia ad andare in rovina. La Domus Aurea: crollata e sovvenzionata con meno fondi di un inutile sottopassaggio tra due ministeri. L'Appia antica: può essere usata come tangenziale privilegiata dai parlamentari che tornano nelle loro città. Tra tante tristezze, un esempio positivo: Venaria Reale e il suo spettacolare recupero nel giro di pochi anni. I dati, ancora una volta mostrati, parlano chiaro. L'Italia perde posizioni in tutte le categorie, quella del turismo, quella della competitività ricettiva, quella degli incassi, quella del PIL turistico. Tutto questo a fronte di continui tagli alla cultura, che si susseguono almeno da dieci anni, mentre malinconicamente continuano a crescere rimborsi elettorali e prebende politiche varie. Dopo un intermezzo comico su alcuni interventi 'artistici' della presidenza del consiglio, torna la tristezza. La cittadella di Alessandria in rovina come alcune località della Toscana, di Milano, del Veneto invaso dai capannoni. È la cultura del bello che manca ovunque. «La società che vive nel brutto, diventa brutta». E l'unica differenza tra nord e sud è che al nord gli scempi sono autorizzati, al sud no. Ma il risultato è identico. Non ci sono molti sindaci come Angelo Vassallo, ucciso proprio perché voleva impedire questo tipo di violenze al territorio. È un susseguirsi sempre più incalzante di brutture locali, urbanizzazioni mostruose, idee bislacche (la Città dei Motori, Europaradiso) e Pompei. Pompei con i suoi crolli e i suoi restauri, i suoi cani e l'assurda "Pompeivive". Ci si arrabbia proprio perché si ama troppo il proprio paese. Tutto quello che è stato mostrato non è solo uno sfregio alla nostra memoria, ma è anche e soprattutto togliere il futuro ai nostri figli. Soluzioni? Vengono delineate anche quelle. Sentimento diffuso di indignazione, unione tra ministero dei beni culturali e del turismo, la scuola che deve insegnare che la bellezza ha un valore etico. E finalmente si potrà recuperare e costruire qualcosa con consapevolezza.