10/09/2011

LE CONSOLAZIONI DELLA RELIGIONE

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Da ormai diversi anni l'opera di Alain de Botton è caratterizzata dal desiderio di ridefinire ambiti cruciali della conoscenza in senso pratico. Attraverso i suoi libri e iniziative quali la "School of Life" da lui fondata a Londra, de Botton cerca di interrogare le grandi opere della filosofia e della letteratura non tanto per renderle più accessibili, ma per permettere alle persone di ricavarne non un «sapere fine a se stesso», ma «un senso di orientamento e saggezza per la vita con l'aiuto della cultura». Come già con i suoi precedenti "Come Proust può cambiarvi la vita" e "Le consolazioni della filosofia", anche con il più recente "Del buon uso della religione" il filosofo svizzero intende trarre - questa volta dal pensiero religioso delle varie tradizioni - una serie di insegnamenti utili a trovare risposte alle questioni relative alla vita in comune, alla moralità, all'educazione. Lo incontra il direttore del "The Telegraph Hay Festival" Peter Florence.
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Ore 21.15, Cortile della cavallerizza.
Si parla della religione e delle sue ricchezze, e si cerca di capire che cosa la cultura può 'rubare' alla religione. Questa infatti nasconde un'immensa esperienza del mondo ed è pertanto ricchissima.
Il pensiero religioso racchiude un punto di vista didattico sulle cose perché non solo insegna cosa ma, se si fa attenzione, ci dice anche come dobbiamo sapere. Alla cultura spetta il ruolo di analizzare e di rivelare i segreti di tale ricchiezza.
Pensiamo alla ripetizione, per esempio. La chiesa ripete il vangelo ogni anno, i preti usano l'iterazione come parte della loro retorica. La religione sa che l'uomo tende a dimenticare e ripete, per convincere e per commuovere.
Pensiamo adesso all'arte. Dal 1800 in poi è nata l'idea dell''arte per l'arte' e l'artista è tutto fuorché una guida o un pedagogo. La Chiesa invece non ha mai perso di vista il fattore propagandistico che si racchiude dietro la produzione artistica.
O ancora l'architettura. Quella religiosa esalta la grandezza di Dio, ma quella laica non esalta alcun valore secolare quale potrebbe essere l'amore o la famiglia.
Infine l'organizzazione internazionale. Oggi ci sono tante multinazionali ma il segreto del successo della Chiesa, multinazionale spirituale, consiste nel fatto che essa opera dove nessuno opera.
Insomma la cultura dovrebbe capire e analizzare il meccanismo nascosto dietro il modus operandi della religione, per poi far fronte ed opporsi al suo potere perché, conclude Alain De Botton «La religione è una cosa troppo importante per lasciarla in mano ai religiosi!».
Intervento interessante e in parte provocatorio quello dell'autore, fondato sull'estremo dualismo tra cultura e religione. C'è da chiedersi se sia legittimo porre le cose in questi termini. La cultura e la religione si oppongono veramente? La seconda non è parte integrante della prima? O addirittura non è la religione a dover apprendere qualcosa dalla differenza tra culture?
 

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