10/09/2011
INCONTRI DI CIVILTÀ
2011_09_10_232
C'è un sistema infallibile per riconoscere immediatamente un italiano all'estero? E come si fa invece a passare per italiani? E condividere la stessa lingua è l'unico modo per comunicare? Un giornalista e scrittore che di recente si è chiesto dove siano a Londra gli inglesi ("Londra Babilonia"), e una scrittrice che dopo aver raccontato di una Trieste incrocio di lingue e civiltà attraverso il microcosmo di un condominio ("Amiche per la pelle"), ora si è ironicamente preoccupata di far sentire integrati gli stranieri nel Bel Paese ("Come diventare italiani in 24 ore"), cercano di raccontare storie di incontri di semplice umanità con l'aiuto di Simonetta Bitasi.
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Italiano
È Simonetta Bitasi che alle 9.30 del 10 Settembre a Palazzo Aldegatti presenta Laila Wadia e Enrico Franceschini. Lei, scrittrice indiana in italia e lui, giornalista e scrittore italiano a Londra, raccontano insieme le loro esperienze e le loro storie che parlano di diverse culture, abitudini, lingue.
Entrambi si propongono con il medesimo approccio verso gli stranieri, pur provenienti ovviamente da realtà molto differenti. Attraverso una visione ironica ma bonaria i due autori divertono il pubblico prendendo in giro nei loro libri lo stereotipo dell'italiano medio che parla ad alta voce, ruba portafogli e tradisce la moglie. Ma nonostante l'impronta chiaramente comica dell'incontro, la Waila e Franceschini condividono lo stesso pensiero: il mescolamento culturale è fondamentale e lo scrittore porta l'esempio della 'sua' Londra che è «un grande impasto di civiltà». Nella metropoli inglese convivono decine e decine di comunità diverse, ma tutte mantengono una propria spiccata identità, senza andare a ledere quella degli altri. Tutti possono imparare da tutti, e il multiculturalismo dev'essere la massima aspirazione e non un mostro da cui rifuggire. «I muri di una volta si sono abbattuti, e ciò fa bene, è questa la linfa che giova al paese» conclude Franceschini.
Entrambi si propongono con il medesimo approccio verso gli stranieri, pur provenienti ovviamente da realtà molto differenti. Attraverso una visione ironica ma bonaria i due autori divertono il pubblico prendendo in giro nei loro libri lo stereotipo dell'italiano medio che parla ad alta voce, ruba portafogli e tradisce la moglie. Ma nonostante l'impronta chiaramente comica dell'incontro, la Waila e Franceschini condividono lo stesso pensiero: il mescolamento culturale è fondamentale e lo scrittore porta l'esempio della 'sua' Londra che è «un grande impasto di civiltà». Nella metropoli inglese convivono decine e decine di comunità diverse, ma tutte mantengono una propria spiccata identità, senza andare a ledere quella degli altri. Tutti possono imparare da tutti, e il multiculturalismo dev'essere la massima aspirazione e non un mostro da cui rifuggire. «I muri di una volta si sono abbattuti, e ciò fa bene, è questa la linfa che giova al paese» conclude Franceschini.