11/09/2011

TRA STORIA E ROMANZO

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Enrico Deaglio lavora da molti anni nel mondo della stampa e dell'editoria. Ha sempre prediletto il giornalismo d'inchiesta, cercando di restituire i fatti riportando le voci delle persone, l'atmosfera dei luoghi, la viva memoria degli eventi. Così sono nati libri denuncia come Il raccolto rosso, e con la stessa mano narrativa Deaglio ha affrontato la ricostruzione storica ne "La banalità del bene" e nel più recente Patria 1978-2010. Oggi con "Zita" si misura con il romanzo tout-court, scegliendo come protagonista una pasionaria seguendo i suoi movimenti dal 1960 ai nostri giorni tra Torino, Parigi, Teheran e Hong Kong. Lo incontra il direttore di Radio3 Marino Sinibaldi.
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Italiano
In un Teatro Ariston strapieno, Enrico Deaglio, supportato da Marino Sinibaldi, ripercorre la storia di "Zita" fatta di incontri, di lotte, di fughe, una storia rocambolesca e avventurosa, legata a doppio filo con quella della seconda metà del Novecento, un periodo che approssimativamente va dal 100esimo anniversario dell'Unità a questo nostro 150esimo un po' grottesco e contraddittorio.
È sintomatico però che a fare i conti con il passato, o meglio, a raccontarlo e a sentirlo raccontare, ci siano quasi esclusivamente le donne e gli uomini che quella storia l'hanno vissuta in prima persona, donne e uomini 'contemporanei' a Zita. A guardare la platea viene da domandarsi però dove siano i loro figli, che effettivamente sarebbero i lettori ideali di una storia come questa.
Dov'è la generazione che dovrà affrontare l'incerto futuro di questo paese? Dobbiamo veramente pensare che un'avventura come quella dell'Italia dal dopoguerra a oggi non sia più interessante per i giovani di oggi? La speranza, ovviamente, è che così non sia, anche perché più di un frammento della storia di Zita rischia di ricomparire nelle nostre vite e se perdiamo l'occasione di confrontarci con la sua storia - che è la storia dei nostri padri - rischiamo di non avere nessuna storia da insegnare ai nostri figli.

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