05/09/2012 - Pagine Nascoste

A BITTER TASTE OF FREEDOM

2012_09_05_PN1900
Evento ripetuto

di Marina Goldovskaya, Russia/Svezia, 2011, 88'

Era coraggiosa, audace, bella. Con la sua instancabile denuncia degli scandali e soprusi che hanno segnato la storia russa recente, Anna Politkovskaya ha ispirato rispetto in alcuni, paura in molti altri. Con le sue inchieste ha dato visibilità alle vittime del governo Putin: una voce solitaria, ma così forte da essere sentita in tutta la Russia, fino ad essere assassinata a 48 anni solo perché faceva bene il suo mestiere. Dalla morte di Anna i suoi familiari e amici sembrano aver assunto i ruoli di una trama scritta da un drammaturgo divino: vivono, agiscono, sperano e pregano all'ombra di uno stato dispotico e nel ricordo della loro eroina scomparsa.
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Alcuni governi cadono sotto la spinta di proteste popolari che chiedono libertà e democrazia. Lo abbiamo visto (in modi diversi e con esiti però ancora fumosi) nella cosiddetta 'primavera araba', protagonista anche qui a Festivaletteratura lo scorso anno. Qualche governo, proprio per non venire travolto, ha aperto un dialogo con le forze giovani e rivoluzionarie. Altri invece hanno aperto il fuoco contro la popolazione, chi in maniera indiscriminata dando il via ad una guerra civile, come in Siria, chi in maniera chirurgica, eliminando alcune personalità scomode e soffocando in silenzio i movimenti di protesta. Questo è proprio il caso della Russia e del suo inattaccabile leader Putin. E purtroppo è il caso di Anna Politkovskaya, coraggiosa giornalista russa, ospite a Festivaletteratura 2005 e uccisa il 7 ottobre 2006. Nessun colpevole, nessun mandante, nessun processo. Come i grandi personaggi, fatti tacere da una bomba, o da una pallottola, o da un sequestro, anche lei però vivrà comunque per sempre. «Non li avete uccisi, le loro idee camminano sulle nostre gambe», si legge sui cartelli con le figure di Falcone e Borsellino nella civilissima Italia. Stessa cosa per Anna, nella non tanto civilissima Russia. Ogni anno una commemorazione, un ricordo, un articolo che viene ripubblicato. Sempre puntuale, preciso e attuale, perché la libertà di parola e la denuncia di soprusi da parte dei Governi sono sempre attualissimi. Attorno alla sua figura un gruppo di persone, un movimento di pensiero. Anche questo sempre vivo, sempre pronto a denunciare le nuove violenze, le nuove libertà negate. La sua parabola può essere perfettamente accostata anche ai 'nostri' giornalisti, morti mentre facevano, bene, il proprio mestiere. Mauro Rostagno e Walter Tobagi, per citarne solo due, anche loro presenti a Festivaletteratura negli anni scorsi. Perché sono storie d'Italia, storie della Russia dominata dagli oligarchi, storie di tutto il mondo. Ma anche storia di donne, di mogli, storie delle piccole realtà quotidiane, squarciate improvvisamente da una guerra, da una rappresaglia, da un atto terroristico. E Anna, ad un certo punto della sua vita di madre e moglie, ha voluto essere vicina ad altre madri, ad altre mogli, e aiutarle in tutti i modi possibili. In Cecenia, per tutta la durata della seconda guerra cecena, a denunciare l'orrore quotidiano; dentro il teatro Dubrovka, a trattare con i terroristi il rilascio degli 850 ostaggi; in volo verso Beslan, quando fu avvelenata e non poté raggiungere il luogo del sequestro, che poi diventò quello del massacro che tutti ricordiamo. Sempre con gli ultimi, sempre con la gente che soffre e muore per le decisioni dissennate dei tiranni. La grande illusione dopo la caduta del Comunismo e dell'Unione Sovietica durò pochissimo tempo. La Perestrojka iniziata da Gorbaciovfu stravolta. Ne approfittò Eltsin per prendere il potere. Poi arrivò Putin che piano piano iniziò ad instaurare un regime burocratico in mano ad oligarchi e servizi segreti. In mezzo a tutto questo una donna coraggiosa, una madre, che volle essere dalla parte dei deboli e degli oppressi. Una idealista, sempre ottimista riguardo al futuro. Perché, in fondo, sono gli idealisti che riescono a cambiare il mondo. Dopo aver rivisto Anna Politkovskaya sullo schermo di un rinato Cinema del Carbone, in un film/documentario dell'amica Marina Goldovskaya, la giornalista russa in un certo senso rivivrà anche attraverso le sue stesse parole pronunciate durante l'incontro di Festivaletteratura 2005 conservate nell'Archivio, oltre al supporto di Ottavia Piccolo che da oltre quattro anni testimonia la tragedia di Anna con uno spettacolo che potremo vedere sabato alle 21 e 30 al Teatro Bibiena.  

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