06/09/2012

IL LIBRO RITROVATO

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La grande stagione dell'Umanesimo italiano si apre con le avventurose ricerche dei manoscritti dei classici dell'antichità. Un nucleo di filologi entusiasti parte per i monasteri di tutta Europa nella speranza di ritrovare opere considerate ormai irrimediabilmente scomparse. Stephen Greenblatt, uno dei più importanti studiosi del Rinascimento nonché vincitore del Premio Pulitzer 2012 per la saggistica, racconta forse la più celebre di quelle storie: quella del ritrovamento del "De Rerum Natura" da parte dell'umanista Poggio Bracciolini. Insieme a Nicola Gardini ("Rinascimento"), l'autore di Il manoscritto mette in luce le influenze che la lettura del ritrovato poema di Lucrezio ebbe non solo sugli intellettuali dell'epoca di Poggio, ma sul pensiero occidentale nei secoli successivi.
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I cinque giorni di Festivaletteratura hanno come fulcro i libri. Ma che cos'è un libro, un semplice insieme di fogli di carta o un compagno di viaggio?
 Il libro ritrovato è stato un modo per rispondere a questa domanda. È stata una presentazione, una delle prime italiane per "Il manoscritto" di Stephen Greenblatt (primo titolo di una nuova collana di saggi Rizzoli, diretta da Paolo Mieli); è stata un'intervista, perché l'autore (studioso di Shakespeare e del Medio Evo, di casa a Harvard e Berkeley e fondatore del 'New Historicism', una corrente di studio che ha promosso un nuovo interesse per i testi, non solo letterari) ha risposto alle domande di Nicola Gardini (che invece insegna 'solo' a Oxford); ed è stato infine anche un dialogo con il pubblico, durante il quale Greenblatt ha rivelato i motivi più profondi - anche personali - che hanno costituito i retroscena della sua opera.
 Naturalmente, è stato l'autore a dare al pubblico un'idea di cosa sia un libro; e la risposta è stata molteplice. Nel caso di questo titolo, il libro si è rivelato un incontro - quello dell'autore con Lucrezio e il suo "De rerum natura", e quello dell'autore con Poggio Bracciolini. "Il manoscritto" all'apparenza sembrerebbe soltanto un saggio accademico, scritto da una personalità di primo piano per descrivere il ritrovamento di un manoscritto classico; si rivela invece un vero e proprio racconto delle emozioni che l'autore ha provato accostandosi al poema di Lucrezio; Racconta che leggerlo fu scoprire, come a volte accade, un libro di quelli che sembrano destinati a venirti incontro, nonché il modo per sfuggire all'ossessiva paura della morte che la madre gli aveva instillato. Se l'anima è fatta di atomi che muoiono col corpo, come scriveva Lucrezio, che paura può fare la morte? Scriverlo è stato poi il modo per fare luce su un autore poco conosciuto (nonostante le molte opere classiche da lui scoperte), quel Poggio Bracciolini che - quasi come il protagonista di un romanzo - visse una vita piena di avventure e peripezie, incrociando le sue vicende umane con i torbidi del Medio Evo.
Infine, questo libro è un modo per riflettere sul significato della cultura e della bellezza. Le opere spesso scompaiono per secoli e, come in questo caso, improvvisamente riappaiono: la carta o la pergamena le hanno conservate per secoli. Se però non sono scomparse è anche perché, come in questo caso, sono terribilmente belle.

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