07/09/2012

AI CONFINI DELLA CREDULITÀ

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Saggista, giornalista, scrittore rappresentante dell'umorismo ebraico, Auslander usa l'ironia e l'approccio nichilista per i suoi romanzi al limite della plausibilità (Il lamento del prepuzio; Prove per un incendio) e ci chiede di sospendere la nostra incredulità per parlarci del peso del passato, soprattutto del passato ebraico con i suoi sei milioni di morti.
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Un inizio frizzante, con Gambarotta che racconta una barzelletta sugli ebrei. Naturalmente, senza cadere nello scontato: «Un ebreo ne chiama un altro chiedendo: 'Come va?' 'Bene, grazie'; 'Allora mi scusi, ho sbagliato numero'». Shalom Auslander, forse il vero erede di Philip Roth, rincara la dose spiegando che, quando qualcuno telefona a sua madre, quest'ultima alzerebbe la cornetta chiedendo «Chi è morto?». L'autore illustra spiega come i personaggi più crudeli e dispotici siano Dio e Hitler: secondo la tradizione famigliare il primo sarebbe da amare, il secondo da odiare. Entrambi sono punti fondamentali di una storia costellata di sofferenze ma «Per quanto le cose siano brutte per gli ebrei, non potranno che peggiorare». Spassosi i passaggi dei romanzi di Auslander: negli episodi si racconta la storia del protagonista Kugel, che ha un rapporto travagliato con la madre. Un giorno al giovane viene presentato un paralume e gli viene detto che si tratta di suo padre. Iniziano così giornate piene di ripensamenti, come ad esempio l'urinare contro il muro per non rischiare di utilizzare un wc che potrebbe essere un parente defunto. Gli ebrei da sempre vogliono partecipare alle olimpiadi della sofferenza per vincerle. In un altro passaggio del libro, il protagonista tenta di rendere felice la madre piantando verdure comprate al supermercato nell'orto che la donna coltiva con tanto amore, comprese pannocchie già sbucciate e melone a cubetti in confezioni di plastica. Le disavventure di Kugel hanno per sfondo una città come Stockton, città in cui, recitano gli adesivi delle auto,«Non succede nulla». Prerogativa degli ebrei resta comunque il lamentarsi continuamente: lo stesso psicologo di Kugel tiene appesa al muro la scritta «Piantala, vivrai più a lungo». Hitler non si sarebbe mai alzato la mattina pensando a come rendere il mondo peggiore: la sua soluzione finale era infatti, nelle intenzioni, un tentativo di migliorarlo. Auslander è lapidario: «Se uccidere tutti gli ebrei dovesse servire a migliorare il mondo, sarei il primo a farlo». L'ironia ebraica sembra comunque essere così diffusa perché stimolata dal bisogno di aggirare i numerosi divieti che la religione impone.

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