07/09/2012

VOCI CATALANE

2012_09_07_112
Uno dei grandi autori della letteratura catalana contemporanea, autore di romanzi tradotti in quindici lingue, che l'hanno consacrato quale protagonista di primo piano del panorama letterario internazionale, come Le voci del fiume e Signoria, arriva per la prima volta a Mantova dopo la pubblicazione di Io confesso, monumentale epopea che come sempre attinge alla storia grande e piccola del suo paese. Come accade nei romanzi di Marcello Fois (Stirpe), che lo affianca sul palco del Festival. 


Con il contributo dell'Istituto Ramon Llull, lingua e cultura catalane.

L'evento 112 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto presso il Chiostro del Museo Diocesano.
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Catalano
Non è un'intervista, è una vera e propria chiacchierata quella tra Jaume Cabrè e Marcello Fois a Casa del Mantegna.
 Come dice Fois «stasera Alghero e Barcellona si guardano in faccia», si confrontano e discutono insieme di letteratura, di scrittura e lettura. Fois chiede, ma tante volte si sente rivolgere le stesse domande dall'eclettico e spiritoso autore catalano, che capisce benissimo l'italiano e ogni tanto improvvisa qualche parola, accompagnata da una mimica irresistibile. Si parte parlando dei libri di Cabrè, citando "L'ombra de l'eunuc" , un romanzo che narra gli anni della fine del franchismo, visti dall'ottica della generazione dell'autore e la cui struttura narrativa è basata sulla stessa struttura del "Concerto per violino e orchestra" di Alban Berg: dramma, sofferenza e donne. «Scrivo bene o racconto qualcosa? Racconto qualcosa scrivendo bene» è invece il modo con cui Fois introduce "Io confesso", l'ultimo dei romanzi dello scrittore catalano, un libro che «non sta fermo, che ha la macchina del tempo dentro» e che mette in parallelo un frate domenicano inquisitore e un generale nazista a più di cinquecento anni di distanza. Lontani ma accomunati dall'incapacità di avere empatia e di agire solo in nome di un'idea. Ma questi sono solo gli ultimi due di una serie di libri, sceneggiature per radio e tv, saggi che il prolifico scrittore cileno ha scritto. E proprio sul modo di scrivere, i due autori si confrontano. 
Cabrè scrive a braccio, inizia brevi racconti e poi cerca di capire dove lo porta la storia. Fois, interpellato a sua volta, racconta che senza titolo e finale non inizia proprio a scrivere e il catalano ribatte sorridendo che il titolo è l'ultima cosa a cui pensa. 
Ogni scrittore insomma scrive a modo suo, ma secondo Cabrè ogni storia ha un solo punto di vista, luogo e tempo in cui essere perfettamente raccontata. Ecco perché ci impiega anche sette - otto anni per finire un romanzo. Perché ogni volta che inizia va per tentativi, chiedendosi se quelli sono i protagonisti giusti e se quello è il modo corretto di raccontare quella storia. «E alla fine di ogni romanzo, svengo. Allora so che posso iniziare a scrivere qualcos'altro». Ma gli scrittori, spesso, sono anche lettori. Così rapidamente si passa dall'altra parte della penna. Cabrè legge tanto, anche contemporaneamente. Dice che può vedersi ben un breve periodo senza scrivere, ma non senza leggere. Così, quando sorridendo racconta al pubblico che ha ovviamente letto alcuni libri di Marcello Fois e che stasera gli chiederà l'autografo, la chiacchierata non può che concludersi con una risata e con l'applauso del pubblico.

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