08/09/2012
IN MOTO CON MIO FIGLIO
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Una moto, un continente da attraversare, una coppia di amici: è una storia sentita mille volte. Ma nessuno, finora, aveva pensato di riunire un racconto sull'autismo e un diario di viaggio nello stesso libro. Se ti abbraccio non aver paura racconta l'esperienza attraverso Stati Uniti e Sud America di Franco Antonello e suo figlio Andrea, affetto da un disturbo dello spettro autistico. Durante tre mesi imprevedibili e sorprendenti la malattia non è più una barriera: Andrea abolisce la normalità, tocca la pancia delle persone per conoscere chi ha vicino, insegna a suo padre a lasciarsi andare. Franco Antonello e Fulvio Ervas, l'autore del libro, dialogano con la giornalista Alessandra Tedesco.
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Italiano
Partire in moto per l'America, insieme al proprio figlio. Tornare da questa esperienza in qualche modo diversi (del resto, come scrive Enrico Brizzi, «l'uomo che arriva alla fine di un viaggio non è mai lo stesso che era partito»), ma non trovare le parole giuste per raccontare questa esperienza. È così che Franco Antonello ha scelto di ripercorrere, attraverso lunghe sezioni di interviste, il suo coast to coast con lo scrittore Fulvio Ervas. Intere giornate, dall'inverno all'estate, in compagnia di una stufa o all'ombra di un albero, a scorrere il taccuino e ricostruire una giornata dopo l'altra, dalla sveglia della mattina fino agli ultimi pensieri prima di addormentarsi. Raccontare a quello che fino a poco prima non era altro che uno sconosciuto la propria vita, il rapporto intimissimo con un figlio che non è uguale a tutti gli altri. Perché Andrea, il figlio appunto, è un ragazzone dai capelli ricci e le spalle forti, affetto però da una forma di autismo che rende difficoltoso ogni tipo di interazione con lui. A volte sembra essersi perso in universi lontani e non basta tutto l'impegno del mondo per riportarlo alla realtà, ma è anche capace di pensieri in grado di far commuovere i lettori, figurarsi i genitori. Da dietro quella bolla di sapone Andrea sa cosa gli succede, si sente diverso, prega di aiutarlo ad uscire dalla sua condizione. Un viaggio, e un libro, importanti quindi anche per far parlare di questa patologia, far capire a tutti di cosa si tratta, provare a sensibilizzare senza usare nessun sentimento di pietà, ma solo spiegando che, certo con qualche sforzo, con questi ragazzi si può fare tutto quello che si vuole. Magari con tempi diversi, magari un gradino alla volta, ma si può fare tutto quello che si vuole, anche un coast to coast in America a bordo di una moto. Una sfida, quella di Franco Antonello, vinta, perché a dispetto dei consigli dei medici e dai timori di tutti, il viaggio con suo figlio si è rivelato, nel suo caso, più che salvifico. «Andrea prima era solo - ha raccontato il papà - ora invece è pieno di persone che anche in giro lo salutano, conoscono la sua storia, sanno che se si avvicina e le abbraccia o tocca le loro pance non si devono preoccupare, non devono aver paura, è solo il suo modo di conoscere il mondo». Una sfida vinta anche da Fulvio Ervas che ha saputo immergersi in questa storia, raccontare la realtà e non la fantasiosa trama del romanzo, vivere lui stesso, anche se in maniera filtrata, l'esperienza di quel viaggio. Conoscere Andrea riga dopo riga e ora portare la sua storia anche in giro per l'Italia.