09/09/2012
POUR UNE CRITIQUE INTERVENTIONNISTE
2012_09_09_182
Contrairement à la critique littéraire classique, qui commente les textes de façon passive, la critique interventionniste ne demeure pas inactive. Elle n'hésite pas ainsi à démasquer les véritables assassins dans les romans policiers, à déplacer les uvres dans le temps en réécrivant l'histoire littéraire, à corriger les maladresses d'intrigue ou de style, et même à remplacer les auteurs par d'autres. Elle vise ainsi à faire régner un peu plus de justice et de vérité dans ce monde imparfait. Cette conférence présentera les grandes lignes de son projet.
L'evento si terrà in lingua francese senza traduzione.
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Francese
Pierre Bayard, professore di letteratura in Francia, ha illustrato le sue tre tecniche di critica letteraria. La lettura porta a situazioni paradossali, dove possiamo scoprire cose che si possono sapere solo leggendo romanzi. I metodi critici ideati hanno tre punti in comune: portano tutti a una domanda, che porta il lettore a interpretare lo scritto ogni volta in modo diverso; insistono sull'importanza del testo letterario e accentuano la critica interventista, che tenta di migliorare l'opera in sé. Il primo strumento suggerito dell'autore è la critica poliziesca, nato dalla lettura di alcuni libri e rappresentazioni note (si parte da Agatha Christie, per arrivare ad Amleto di Shakespeare) e si basa su un concetto: se Edipo non avesse ucciso il padre, dovremmo indagare ulteriormente sull'omicidio in sé. La seconda critica è quella d'anticipazione che fornisce, come suggerisce il nome, anticipazioni sul futuro: gli autori attuali si ispirano ai predecessori, ma può anche paradossalmente succedere il contrario. La critica per il miglioramento è la terza metodologia che, a differenza delle due precedenti, modifica l'opera eliminando metafore o figure retoriche in più, il tutto per permettere una lettura più immediata. Bayard sottolinea però il fatto che esiste una linea di separazione tra romanzi (di finzione) e testi tecnici, ma che quest'ultimi traggono vantaggio dal fatto che i primi utilizzino termini tecnici. La critica interventista è permanente nel tempo. Noi stessi siamo critici secondo l'autore, perché ci capita sempre che vorremmo che una frase finisca in modo diverso. Per questo, conclude l'autore, «dobbiamo continuamente evolverci per essere più creativi, e per riuscire ad immaginare nuovi luoghi, personaggi e dialoghi».