09/09/2012 - Retrospettiva 3
SCRITTURA E INDENTITÀ
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«Pochi si rendono conto di quanto dura sia la scorza degli afro-americani e quanto grande la loro capacità di amare: nonostante i linciaggi e le persecuzioni non ci siamo mai arresi. Anche per questo l'America moderna è figlia del nostro sangue. E non parlo solo di musica, stile e linguaggio ma soprattutto dell'ethos così americano che impone alla nazione di non capitolare mai». L'opera letteraria di Toni Morrison nasce nel dialogo ininterrotto con la storia e la cultura del popolo afro-americano. Nella sofferenza, nella violenza e insieme nel rifiuto alla rassegnazione che segna le vicende dei neri d'America, Morrison individua l'origine della cultura propriamente americana e insieme un terreno di riflessione universale sull'esperienza umana. Con l'autrice di "L'occhio più azzurro" e "Amatissima" dialoga su questi temi Paola Boi, esperta di letteratura afro-americana.
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James Baldwin ha detto di lei «Toni Morrison è un'alleata, un'amica di cui è difficile parlare, leggerla da dolore poiché lei rovescia le cose trasformandole in verità». Con queste parole Paola Boi ha aperto l'ultimo incontro del festival dedicato alla scrittrice americana, incentrato sul tema della scrittura e dell'identità.
Nella sua opera l'autrice è riuscita ad affrontare la questione della schiavitù senza esserne travolta, grazie alla capacità di andare oltre la questione afroamericana, per ricordare che inizialmente i bianchi che arrivavano in America per lavorare erano schiavi quanto i neri; i contratti che firmavano prima di partire anziché scadere passavano ai loro figli e ai figli dei loro figli. Poi, in seguito alla Bacon's Rebellion avvenuta in Virginia nel 1676,in cui poveri bianchi e neri si unirono, vennero promulgate leggi che sancivano una separazione legale, garantendo dei privilegi ai poveri bianchi rispetto ai poveri di colore e dando origine all'odio e al razzismo fra i due gruppi. La Morrison non solo riesce a non essere schiacciata da questo pesante fardello; a differenza di molti colleghi, non cade mai nella retorica della vittimizzazione e ciò è possibile eliminando l'uomo bianco, il nemico, dal testo: il mondo si apre e oltre alla sofferenza ci sono altre possibilità, altre cose che devono essere raccontate.
La violenza insita in questa realtà si traduce però molto spesso in uno smembramento del nucleo familiare e nell'abbandono da parte della madre. Si tratta di una delle conseguenze più terribili della schiavitù, che considerava i figli delle schiave alla stregua di merci, sottraendoli alle donne in tenera età, in modo da non creare legami, famiglie, perché se tali famiglie fossero esistite, si sarebbero legate ad altre e poi ad altre ancora, formando un villaggio. Era necessario fare in modo che gli schiavi fossero degli individui isolati per poterli controllare. Come scrive la Morrison in "Amatissima", quando i figli erano portati via così piccoli non c'erano ricordi, solo aneddoti, «come si poteva riconoscere quale mano appartenesse al proprio figlio?».
La grandezza di Toni Morrison non sta solo in quello che scrive, ma in come lo scrive: riesce a catturare il lettore, facendo si che diventi parte del testo, trattenendo alcune informazioni e rivelandone altre in maniera schietta, brutale. Incontrare Toni Morrison o leggere Toni Morrison lascia una traccia indelebile.
Nella sua opera l'autrice è riuscita ad affrontare la questione della schiavitù senza esserne travolta, grazie alla capacità di andare oltre la questione afroamericana, per ricordare che inizialmente i bianchi che arrivavano in America per lavorare erano schiavi quanto i neri; i contratti che firmavano prima di partire anziché scadere passavano ai loro figli e ai figli dei loro figli. Poi, in seguito alla Bacon's Rebellion avvenuta in Virginia nel 1676,in cui poveri bianchi e neri si unirono, vennero promulgate leggi che sancivano una separazione legale, garantendo dei privilegi ai poveri bianchi rispetto ai poveri di colore e dando origine all'odio e al razzismo fra i due gruppi. La Morrison non solo riesce a non essere schiacciata da questo pesante fardello; a differenza di molti colleghi, non cade mai nella retorica della vittimizzazione e ciò è possibile eliminando l'uomo bianco, il nemico, dal testo: il mondo si apre e oltre alla sofferenza ci sono altre possibilità, altre cose che devono essere raccontate.
La violenza insita in questa realtà si traduce però molto spesso in uno smembramento del nucleo familiare e nell'abbandono da parte della madre. Si tratta di una delle conseguenze più terribili della schiavitù, che considerava i figli delle schiave alla stregua di merci, sottraendoli alle donne in tenera età, in modo da non creare legami, famiglie, perché se tali famiglie fossero esistite, si sarebbero legate ad altre e poi ad altre ancora, formando un villaggio. Era necessario fare in modo che gli schiavi fossero degli individui isolati per poterli controllare. Come scrive la Morrison in "Amatissima", quando i figli erano portati via così piccoli non c'erano ricordi, solo aneddoti, «come si poteva riconoscere quale mano appartenesse al proprio figlio?».
La grandezza di Toni Morrison non sta solo in quello che scrive, ma in come lo scrive: riesce a catturare il lettore, facendo si che diventi parte del testo, trattenendo alcune informazioni e rivelandone altre in maniera schietta, brutale. Incontrare Toni Morrison o leggere Toni Morrison lascia una traccia indelebile.