07/09/2012 - Retrospettiva 1

GLI STRUMENTI DELLA SCRITTURA

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Toni Morrison è scrittrice raffinata e coltissima: nelle sue pagine affiora un ricco retroterra culturale in cui si fondono la mitologia greca, i classici della letteratura occidentale - Shakespeare, Flaubert, Dostoevskji, Faulkner - il patrimonio fiabesco e folklorico europeo, africano e afroamericano. 'Spolverando il mito', Morrison elabora una scrittura sperimentale, fortemente permeata dall'elemento simbolico e caratterizzata da una lingua eccessiva, ridondante, iperbolica che rende potente il conflitto tra la realtà povera e opprimente in cui si dibattono i protagonisti dei suoi romanzi e la loro disperata ricerca di senso. Con Peter Florence, direttore dell'Hay Festival, l'autrice di Canto di Salomone, Amore e l'ultimo A casa si confronta sulle ascendenze letterarie e sugli aspetti stilistici e linguistici della propria opera letteraria.
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Con la sua comprensione, il suo rievocare le avversità, la sopravvivenza e l'amore, la sua opera può sembrare una correzione della letteratura americana. Così viene introdotta Toni Morrison da Peter Florence in Piazza Castello. Accolta calorosamente dal pubblico, è chiaro fin da subito il forte sentimento che ha suscitato nei suoi lettori. Ma Toni Morrison è qui oggi per approfondire il tema della scrittura, e innanzitutto del linguaggio, che tanto ha caratterizzato i suoi libri, soprattutto "A casa", l'ultimo pubblicato. È necessario formare e sentire il linguaggio molto lentamente, e con molta attenzione, esso deve avere il suono ed il ritmo giusto, ma deve avere anche energia, perché deve arrivare con forza al lettore, e deve anche far sì che tutto sembri essere nato senza alcuno sforzo. Due eventi profondamente cruenti sono presenti all'interno dell'ultima opera, ma l'autrice preferisce descrivere cosa sentono i personaggi, cosa provano e quali sono le conseguenze, di quella violenza. Perché di male ce n'è già tanto di per sé, quello che è importante invece è quello che noi facciamo, come subiamo e poi reagiamo a quel male. Parlando ancora di metodi di scrittura, e rivolgendosi agli studenti, consiglia loro di cercare l'inchiostro invisibile, quello cioè che si mostra senza squilli di trombe, il vero significato del libro, la sua vera struttura, ma che non si rivela a chiunque, solo a chi desidera trovarlo. «Ho conosciuto delle persone» riporta «che hanno vissuto vite come la mia, che condividono con me la loro esperienza e parlandomene, fanno la loro apparizione nel mio lavoro». Spiega, inoltre, che per ottenere la 'sospensione dell'incredulità', bisogna sedurre il lettore, bisogna aprirgli una porta e fare in modo che gli si chiuda subito dietro, finché non abbia assorbito il testo; far sì che il lettore entri, e con astuzia sia coinvolto in una realtà, che palesemente non può esistere, rimanendoci volentieri. E ad una domanda sul suo modo di scrivere, risponde che per lei scrivere consiste principalmente in uno sforzo della mente, più che un flusso di puri sentimenti, in quanto il libro scaturisce da questioni che la incuriosiscono, che lei stessa vuole approfondire, capire. E che si tratta innanzitutto di riconoscere il dono di scrivere che si ha, ma allo stesso tempo di non mancargli di rispetto, che la parte interpretativa è importante, ma la mente gioca un ruole essenziale. «Quando ho scritto il mio primo libro, l'ho fatto perché non c'era nulla di simile, ed ho scritto il libro che avrei avuto voglia di leggere. Ora so meglio come funziona, come vivere la scrittura creativa, ho trovato un modo organizzato di vivere e di scrivere, in un mondo così disorganizzato».

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