05/09/2013
INCONTRI A BORDO CAMPO
2013_09_05_029
«Era il 1972, avevo già passato le visite mediche al Milan e pensavo che sarei andato là, invece il Piacenza mi dirottò all'Alessandria (). Il mio numero nella squadra Primavera dove giocavo era il 10. Era il numero che nell'Alessandria aveva avuto Rivera». Erano queste le ambizioni di una giovane promessa del calcio che, anziché esordire in serie A, si è col tempo dovuto accontentare di seguire le partite dalle tribune stampa. L'ex calciatore, nonché comico, attore e scrittore Gene Gnocchi ("Il gene dello sport"), in compagnia del giornalista Adalberto Scemma, svela le curiosità e i fatti mai raccontati del mondo dello sport, raccolti in anni e anni di frequentazione dei protagonisti.
English version not available
Italiano
Come si fa a raccontare un evento che ha avuto come protagonista Gene Gnocchi? Difficile, specie se in gran parte si è trattato di una serie di battute in sfilza, passando, con la disinvoltura che gli è propria, dal mondo del calcio a quello della politica.
Dalla crisi economica in Italia («mi hanno chiamato a lavorare al festival de l'Unità, ma non per uno spettacolo, per friggere...») ai capelli di Antonio Conte («gli deve essere volata in testa una poiana, che poi è morta ed è rimasta lì»), dalle doti culinarie di Caressa («ceno spesso a casa sua, ma quando non cucina la Parodi...») alle analisi tecniche di Bacconi («è la dimostrazione che se ce l'ha fatta lui, possono farcela tutti»), fino al ricordo di alcuni dei suoi migliori "Rompi pallone", la rubrica giornaliera che tiene ormai da diversi anni sulla prima pagina de "La Gazzetta dello Sport".
Solo nel finale, dopo che il pubblico ha riso ininterrottamente per quasi un'ora, insieme al giornalista Adalberto Scemma, Gnocchi ha affrontato temi diversi: il suo lavoro a metà tra comico e opinionista calcistico, ruolo che può svolgere con una buona competenza grazie ai suoi trascorsi giovanili con le maglie di Alessandria, Fiorenzuola e Guastalla, finendo col parlare del rapporto con altri comici italiani, da Guzzanti a Vergassola, fino alla Gialappa's Band, insieme a cui ha dato vita a "Mai dire gol", uno dei programmi più amati di sempre in ambito sportivo.
Dalla crisi economica in Italia («mi hanno chiamato a lavorare al festival de l'Unità, ma non per uno spettacolo, per friggere...») ai capelli di Antonio Conte («gli deve essere volata in testa una poiana, che poi è morta ed è rimasta lì»), dalle doti culinarie di Caressa («ceno spesso a casa sua, ma quando non cucina la Parodi...») alle analisi tecniche di Bacconi («è la dimostrazione che se ce l'ha fatta lui, possono farcela tutti»), fino al ricordo di alcuni dei suoi migliori "Rompi pallone", la rubrica giornaliera che tiene ormai da diversi anni sulla prima pagina de "La Gazzetta dello Sport".
Solo nel finale, dopo che il pubblico ha riso ininterrottamente per quasi un'ora, insieme al giornalista Adalberto Scemma, Gnocchi ha affrontato temi diversi: il suo lavoro a metà tra comico e opinionista calcistico, ruolo che può svolgere con una buona competenza grazie ai suoi trascorsi giovanili con le maglie di Alessandria, Fiorenzuola e Guastalla, finendo col parlare del rapporto con altri comici italiani, da Guzzanti a Vergassola, fino alla Gialappa's Band, insieme a cui ha dato vita a "Mai dire gol", uno dei programmi più amati di sempre in ambito sportivo.