05/09/2013
NEL NOME DELLA MADRE
2013_09_05_042
Esaminata con l'occhio imparziale dello storico e con l'attenzione del mistico, la figura di Maria getta luce tanto su elementi fondamentali della religione cristiana, tra devozione e storia, quanto su aspetti e bisogni universali della psiche umana. Un confronto tra Marco Vannini, tra i più autorevoli studiosi italiani di storia della mistica, e il giornalista Corrado Augias, co-autori di "Indagine su Maria".
English version not available
Italiano
Viene ribadito più volte, nonostante dubbi e perplessità. Quasi come un grido. «Non dobbiamo contrapporre fede e ragione perché non danno un sapere alternativo l'uno all'altro». Forse, dopo tanti discorsi di Benedetto XVI contro questa drammatica contrapposizione, il cammino è giunto a buon punto. Anche perché queste parole vengono da Corrado Augias, scrittore ateo, e Marco Vannini, spiritualista, entrambi autori del libro "Inchiesta su Maria", ancora una volta purtroppo al centro di polemiche. Augias è dalla parte della ragione. Vannini da quella della fede. Ma sono due mondi che si parlano, discutono, approfondiscono, studiano. E scherzano anche. Sulle statue piangenti, sul concilio lampo di Efeso, su Santi e miracoli. Lo studio vero è focalizzato sulla figura di Maria, allo stesso tempo figlia, sposa e madre di Dio. Nei Vangeli è appena accennata, così come nei testi appena successivi alla vita di Gesù. Scopriamo insieme al folto pubblico presente in Piazza Castello che il culto mariano ha origine nella tradizione popolare, nella pietà popolare. Fino ad arrivare al dogma della verginità di Maria approvato dal già citato concilio di Efeso del 431. Questo dice la ragione. Ma la Chiesa stessa dà sempre meno enfasi alla verginità della madre di Gesù, perché la cosa veramente importante è la devozione. Infatti «nella devozione è già contenuta la religiosità intera», puntualizza Vannini. Le epoche, i costumi, le persone cambiano e deve prendere sempre più forza l'aspetto simbolico, non quello prettamente 'fisico' del termine. Maria è una figura fortissima, immagine dell'umiltà, del distacco, completamente abbandonata alla volontà di Dio. Questo è il punto di congiunzione tra fede e ragione. Con la ragione studiamo la razionalità, la storia della religione, delle religioni. La fede è l'esperienza dello spirito, l'esperienza interiore più forte. In un continuo scambio, la riflessione teologica su Maria è legata a filo doppio con quella di Gesù. Quindi è naturale che, posta la divinità di Cristo, Maria di conseguenza non poteva che nascere senza peccato originale, quella famosa Immacolata Concezione diventata anch'esso un dogma. Ma non c'è nessun sconvolgimento per tutte queste 'scoperte'. Neppure in Augias. La stessa 'parola di Dio', molte volte contraddittoria e fonte di discordia, è parola di uomo, riflessione di uomo. Ma nello stesso tempo, ed è qui che sta il vero 'miracolo', è un uomo pieno dello spirito di Dio che scrive. La novità, la lieta novella, è davvero l'umanità di Dio e la divinità nell'uomo. E qui ci si arriva solo grazie alla ragione e alla fede. Insieme. Perché la verità è limitata se vediamo solo con gli occhi o dell'una o dell'altra. Abbiamo invece la possibilità di contemplare la verità di Dio proprio grazie al contributo di entrambe le 'visioni' della realtà. Proprio grazie al contributo di un ateo e di uno spirituale. Nessuna contrapposizione. Solo ricchezza e pienezza nello spirito. Perché alla fine, l'uomo cerca sempre di essere il più possibile in pace con se stesso.