05/09/2013

UN DIO D'ACQUA DOLCE. Un viaggio lungo il Po per racconti, musica e acquerelli

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Scorre silenzioso e solenne il grande fiume per centinaia di chilometri, benevolo al cambiare della luce che ne colora le rive, la vegetazione selvaggia, i riflessi dell'aria e delle acque dalle correnti assassine. È una storia da raccontare ancora quella del Po, da prendere per la lunga, dal Monviso alla foce, per raccogliere i dialetti, gli umori, le case abbandonate, le voci di chi il fiume se lo sente dentro, i fantasmi che lo popolano. Paolo Rumiz ("Morimondo") è la voce del Po, Alessandro Sanna ("Il fiume lento") la memoria del fiume per immagini. Interventi musicali di Alfredo Lacosegliaz e Cristina Verità. Questo evento è dedicato a Giuseppe Pederiali, narratore del Po e amico di Festivaletteratura.
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Italiano
«Navigare sul Po con una barca a motore è come entrare in scooter agli Uffizi». Nonostante questo, Paolo Rumiz, lo scrittore-viaggiatore più noto del panorama italiano, ha intrapreso un viaggio su quello che tutti noi chiamiamo 'il Po'. Lui lo chiama semplicemente 'Po', senza articolo determinativo, come fosse il nome di battesimo di un vecchio amico. Al posto dell'imbarcazione a vela, più comoda e sicura, per il primo tratto vengono usate le canoe, quelle che in Italia si chiamano canadesi: i mezzi più maneggevoli per superare le insidie ignote del fiume e per affrontare gli imprevisti. Solo nel tratto centrale si passerà dalle canoe al barcé. Fino, appunto, al piccolo clipper "Gatto Chiorbone" che marcia a vela ma anche, e per necessità, un po' a motore.
A fare da contraltare alle parole naviganti di Rumiz, i disegni navigati di Alessandro Sanna, che durante la lettura acquerella, appiattisce, asciuga il colore per rievocare il viaggio di quei tre uomini (due maschietti ed una fanciulla) in barca. Perchè la ciurma è di quattordici persone, ma solo due accompagnano Rumiz dall'inizio alla fine: Alessandro Siciliani di Reggio Emilia, cacciatore di immagini e Valentina Scaglia di Milano, esperta esploratrice dei luoghi più impervi e impressionanti. Tra le altre ondivaghe presenze l'esperto canoista Flavio Mainardi e il costruttore di barcé Angelo Bosio, l'armatore della compagnia, Paolo Lodigiani e l'esperto di venti e correnti, Fabio Fiori. Fondamentali le incursioni, durante il percorso, dello scrittore Valerio Varesi e del cantante, "passeggero mancato", Francesco Guccini. Non mancano gli interventi musicali di Alfredo Lacosegliaz e Cristina Verità, che con pentole, bastoni e secchi d'acqua ricreano la colonna sonora di quel viaggio. «Il fiume non è un luogo, ma una persona, e in questo viaggio mi è accaduto di sentirlo cantare».
Insieme a birre e zanzare (il vero nemico di quei giorni), importanti gli incontri con personaggi dai toni epici, come un dantesco traghettatore. Dantesco anche perché, spiega Rumiz, quando si è persi nell'incontaminato, si ha la certezza di vivere per l'ultima volta. Purtroppo il grande corso d'acqua è spesso il regno della sporcizia e dell'incuria. Rumiz riprende allora possesso delle acque fluviali che lo Stato italiano spesso ignora e a volte depreda, immergendosi nel Po e diventando egli stesso Po. Un fiume che «non ha rotonde né tangenziali. Non ti depista e va dove deve andare. Non lo imbrogli e non lo imbrigli. Se lo fai deborda, si gonfia, si incazza, te la fa pagare. Odia il cemento e chiede il suo legittimo spazio».
Per questo, i naviganti possono gustarsi, dall'acqua, il naufragio della terraferma che si assottiglia sempre di più. Ricchissime le citazioni letterarie, da Jack London alla purezza dei paesaggi che ricordano l'Olanda dei pattinatori nei quadri di Bruegel Il Vecchio. Una degli ultimi disegni di Sanna ritrae una figura femminile che si fonde con la silouhette del fiume. «Perché tutti i fiumi sono considerati maschili ma il Po è indubitabilmente donna, per la sua bellezza ed eleganza».

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