06/09/2013
CAPABILITY BROWN E I GIARDINI INGLESI DEL '700
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Lancelot 'Capability' Brown (1716-1783) disegnò il paesaggio inglese, creando oltre 170 parchi sia per committenti privati sia per la Corte, che lo incaricò di sistemare i giardini reali di Windsor e di Hampton Court. Masolino D'Amico, autore di "Il giardiniere inglese", con la sua profonda conoscenza della letteratura e del gusto inglesi del Settecento costruisce con eleganza una trama raffinata e divertente, che ci conduce alla ricerca di questa singolare figura.
L'evento "Capability Brown e i giardini inglesi del '700" ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era previsto un altro evento "Frutti perduti e ritrovati" con la presenza di Mariangela Bonavero e Bartolomeo Gottero.
L'evento "Capability Brown e i giardini inglesi del '700" ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era previsto un altro evento "Frutti perduti e ritrovati" con la presenza di Mariangela Bonavero e Bartolomeo Gottero.
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Italiano
Il giardino è la natura domestica dell'uomo: è un ambiente calmo e di riflessione, il luogo in cui raggiungere l'armonia, può esserci quello segreto o di rappresentanza. Se pensiamo a un giardino vediamo immagini della vasta campagna inglese, con le sue infinite distese di verde, boschi e ruscelli; tutto sembra naturale, in realtà questa sensazione di vegetazione spontanea nasconde una dettagliata pianificazione.
A svelarci la nascita di questo tipo di ambiente è lo studioso di letteratura inglese Masolino D'Amico nel suo libro "Il giardiniere inglese" attraverso divertenti anedotti storici e curiosità.
La storia del giardino all'inglese inizia nel Settecento con l'architetto Lancelot Brown, detto Capability Brown, al quale dobbiamo l'aspetto che tutt'ora caratterizza il paesaggio inglese.
Durante quel periodo in Inghilterra la maggior parte del territorio era nelle mani di nobili famiglie che volevano conformare le proprie tenute ai gusti estetici dell'epoca, per renderle grandiose e appariscenti; questo progetto comprendeva anche una particolare cura dell'ambiente esterno, dal momento che si stava diffondendo sempre di più una nuova concezione della natura, nella quale vi doveva essere armonia tra l'uomo e quest'ultima.
A questo proposito gran parte delle influenze provenivano dall'arte, dai molti quadri che rappresentavano paesaggi bucolici con un'esplosione di verde nella quale si intravedeva, come piccola macchiolina, la presenza umana.
Fu proprio Capability Brown a rendere vivi questi modelli: il giardino ora più che mai doveva essere libero, ma allo stesso tempo rimanere imbrigliato dalle cure umane.
La posizione di ogni singolo albero, ruscello e lago era studiata secondo giochi di luce ed ombra, l'ambiente doveva risultare armonico; quello che si poteva intravedere dall'interno della casa era prestabilito al fine di creare un tutt'uno tra interno ed esterno.
Proprio grazie a queste rigide regole di una vera e propria architettura di esterni, lungo il corso del Settecento prende forma quell'immagine quasi idilliaca della natura inglese, così selvaggia ma allo stesso tempo posata e controllata.
A svelarci la nascita di questo tipo di ambiente è lo studioso di letteratura inglese Masolino D'Amico nel suo libro "Il giardiniere inglese" attraverso divertenti anedotti storici e curiosità.
La storia del giardino all'inglese inizia nel Settecento con l'architetto Lancelot Brown, detto Capability Brown, al quale dobbiamo l'aspetto che tutt'ora caratterizza il paesaggio inglese.
Durante quel periodo in Inghilterra la maggior parte del territorio era nelle mani di nobili famiglie che volevano conformare le proprie tenute ai gusti estetici dell'epoca, per renderle grandiose e appariscenti; questo progetto comprendeva anche una particolare cura dell'ambiente esterno, dal momento che si stava diffondendo sempre di più una nuova concezione della natura, nella quale vi doveva essere armonia tra l'uomo e quest'ultima.
A questo proposito gran parte delle influenze provenivano dall'arte, dai molti quadri che rappresentavano paesaggi bucolici con un'esplosione di verde nella quale si intravedeva, come piccola macchiolina, la presenza umana.
Fu proprio Capability Brown a rendere vivi questi modelli: il giardino ora più che mai doveva essere libero, ma allo stesso tempo rimanere imbrigliato dalle cure umane.
La posizione di ogni singolo albero, ruscello e lago era studiata secondo giochi di luce ed ombra, l'ambiente doveva risultare armonico; quello che si poteva intravedere dall'interno della casa era prestabilito al fine di creare un tutt'uno tra interno ed esterno.
Proprio grazie a queste rigide regole di una vera e propria architettura di esterni, lungo il corso del Settecento prende forma quell'immagine quasi idilliaca della natura inglese, così selvaggia ma allo stesso tempo posata e controllata.