06/09/2013
FELICITÀ E POLITICA
2013_09_06_103
In questo incontro tra un filosofo morale francese, Robert Misrahi ("La felicità"), e un filosofo della politica italiano, Giacomo Marramao, si rinnova un tema quasi vecchio come il mondo. Sappiamo che felicità e buona politica sono strettamente intrecciate, eppure la felicità è difficile da definire e, soprattutto, da rintracciare nella vita singolare e comune. I due filosofi riflettono insieme sul tema senza indulgere a nostalgie del mondo classico e senza prescrizioni moralistiche, ma indicando concretamente vie d'uscita alla cupezza che avvolge attualmente le sorti della politica. Coordina l'incontro la giornalista Marina Terragni.
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Il filosofo francese Robert Misrahi e l'italiano Giacomo Marramao si sono incontrati, insieme alla giornalista Marina Terragni, per parlare di felicità e politica, del loro rapporto e della difficoltà di definire un'etica che sia della gioia e non, come troppo spesso succede, della rinuncia. Un'etica, sottolinea Marramao, diversa sia da quella definita da Kant che da quella di Heidegger. Un'etica che si intrecci con la vita pubblica e permetta di raggiungere una felicità 'completa', che parta dalla vita singolare per trovare realizzazione in quella comune.
Perché non è solo con la ricchezza che si può e deve misurare la felicità di un popolo, di una nazione. «il PIL non tiene conto della salute dei nostri ragazzi, la qualità della loro educazione e l'allegria dei loro giochi. Non include la bellezza delle nostre poesie e la solidità dei nostri matrimoni, l'acume dei nostri dibattiti politici o l'integrità dei nostri funzionari pubblici. Non misura né il nostro ingegno né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione per la nostra nazione. Misura tutto, in poche parole, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta. Ci dice tutto sull'America, eccetto il motivo per cui siamo orgogliosi di essere americani» per usare la parole di Robert Kennedy, lette dallo stesso Marramao, che troppo spesso sembrano essere state dimenticate dalla nostra classe politica.
Un incontro che non ha dato risposte certe, non ha trovato soluzioni pratiche da adottare da domani in avanti, ma ha permesso al pubblico presente di uscire con nuove domande, che possano diventare spunti sia per la vita privata che per la 'res-pubblica'.
Perché non è solo con la ricchezza che si può e deve misurare la felicità di un popolo, di una nazione. «il PIL non tiene conto della salute dei nostri ragazzi, la qualità della loro educazione e l'allegria dei loro giochi. Non include la bellezza delle nostre poesie e la solidità dei nostri matrimoni, l'acume dei nostri dibattiti politici o l'integrità dei nostri funzionari pubblici. Non misura né il nostro ingegno né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione per la nostra nazione. Misura tutto, in poche parole, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta. Ci dice tutto sull'America, eccetto il motivo per cui siamo orgogliosi di essere americani» per usare la parole di Robert Kennedy, lette dallo stesso Marramao, che troppo spesso sembrano essere state dimenticate dalla nostra classe politica.
Un incontro che non ha dato risposte certe, non ha trovato soluzioni pratiche da adottare da domani in avanti, ma ha permesso al pubblico presente di uscire con nuove domande, che possano diventare spunti sia per la vita privata che per la 'res-pubblica'.